C’è un caso dynamic pricing che riguarda i Green Day e i biglietti per il tour previso in Australia a marzo 2025.
I primi tagliandi sono stati messi in vendita per i concerti a Melbourne, Sydney e Gold Coast tramite Ticketmaster. Secondo quanto riporta il Guardian, i più economici costavano 200 dollari australiani, vale a dire 120 euro o poco più (più spese e diritti vari). Quegli stessi biglietti inseriti da Ticketmaster nella categoria In Demand, ovvero oggetto di grande richiesta, sono poi passati a 500 dollari (circa 300 euro) a causa del meccanismo del dynamic pricing, suscitando le reazioni degli acquirenti.
Un portavoce di Ticketmaster ha spiegato che il prezzo dei biglietti non è fissato dal colosso del ticketing, ma dagli artisti e dai loro team e che il dynamic princing sarebbe vantaggioso per i fan, anche per quelli che comprano biglietti a prezzo diciamo così regolare.
«Piuttosto che far loro pagare prezzi incredibili sul mercato secondario, senza neanche avere la sicurezza che il biglietto sia autentico», dice il portavoce di Ticketmaster facendo una distinzione tra i tagliandi messi in vendita ufficialmente a un prezzo dinamico e quelli rivenduti da bagarini e speculatori, «il numero relativamente modesto di tagliandi messi in vendita per alcuni tour al “valore di mercato” (ovvero rialzato col dynamic pricing per adeguarsi alla grande richiesta, ndr) permette di mantenere accessibile per un numero maggiore di persone il prezzo della maggior parte degli altri biglietti».
Ovvero: le persone che sono disposte a pagare tanto un biglietto a prezzo dinamico permettono di tenere più basso il prezzo “normale”. Il punto, per Ticketmaster, «non è far pagare più soldi alla gente, ma trovare il prezzo che i fan stanno già pagando sul mercato secondario e far finire quei soldi nelle tasche degli artisti» e non degli speculatori.
Per ora i Green Day non hanno commentato. Quando il caso dynamic pricing è scoppiato per gli Oasis suscitando anche reazioni politiche e annunci di inchieste, i Gallagher hanno detto di non saperne nulla e hanno dato la responsabilità su «promoter e management che decidono come e a quanto vendere i biglietti».