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Anche Kanye West condivide l’allarme di James Blake: «Vi hanno fatto il lavaggio del cervello convincendovi che la musica è gratis»

In una serie di tweet, l’inglese ha affrontato il tema della trasformazione del musicista in influencer: «Vogliamo musica di qualità? Qualcuno deve pagarla. Vi stanno preparando alla musica generata dall’intelligenza artificiale»

Foto: Maria Laura Arturi

I musicisti sono diventati influencer. Non vengono pagati per fare il loro mestiere, ma per produrre musica di scarsa qualità e in serie, con la speranza di diventare “virali” ed essere pagati in altri modi, ad esempio con l’advertising.

In una serie di tweet, James Blake ha affrontato il tema della trasformazione del musicista in influencer, una grido di allarme condiviso ieri anche da Kanye West e Ty Dolla $ign che lo hanno ripostato nelle storie di Instagram.

Per l’inglese, alla gente è stato fatto il lavaggio del cervello e ora è convinta che la musica sia gratuita. A rimetterci è la categoria dei musicista (non le grandi star, ovviamente), ma anche la qualità della musica.

È tutto iniziato con un commento di Blake a proposito dell’impatto di TikTok sulla musica: «Ricordate quando la mia cover di Godspeed è diventata vrtale? Né io, né Frank (Ocean, autore del pezzo, ndr) abbiamo guadagnato un centesimo perché si trattava di un “original sound” contenuto nei video. La gente non sa nemmeno che ero io visto che il mio nome non compariva da nessuna parte. La prossima volta che i vostri artisti preferiti diventano virali, ricordate che non stanno guadagnando un bel niente. L’industria della musica non è fottuta, di più, e i soggetti fottuti più degli altri sono i musicisti».

«C’è una cosa che continuo a leggere: “Se hai la fortuna di diventare virale, puoi usare la visibilità per guadagnare in qualche altro modo”. Ma i musicisti dovrebbero essere in grado di guadagnare da vivere con la musica. Volete buona musica o volete quello per cui pagate?».

«Se vogliamo musica di qualità, qualcuno deve pagarla», continua Blake. «I servizi di streaming non pagano il giusto, le etichette vogliono la fetta più grande della torta e non devono far altro che starsene lì ad aspettare che un tuo pezzo diventi virale, nemmeno TikTok paga in modo appropriato e andare in tour ha costi che stanno diventando via via proibitivi per la maggior parte degli artisti».

Blake non si limita a puntare il dito contro un sistema che toglie agli artisti e dà alle piattaforme e alle etichette, ma spiega che il risultato di questo meccanismo è un cambiamento della musica stessa. C’entra anche la percezione del pubblico.

«Il lavaggio del cervello ha funzionato e oggi la gente pensa che la musica sia gratis. È più economico produrre velocemente musica sintetica da pubblicare ogni settimana sulle piattaforme di streaming per capitalizzare sui punti di forza del modello. E infatti guardate come vi stanno preparando alla musica generata dall’intelligenza artificiale dalla quale i musicisti non guadagnano nulla».

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