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Bebe Rexha: «Sono stata messa a tacere»

La popstar si è scagliata contro l'industria musicale: «Potrei far crollare gran parte di questa industria»
Marianne Mirage, Spencer Ludwig, Bebe Rexha, Fabrique, Milano, live, concerto, foto, gallery, Pamela Rovaris,

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La cantante Bebe Rexha si è scagliata contro l’industria musicale che, a suo dire, l’avrebbe “messa a tacere”.

La popstar ha scritto su Twitter un messaggio decisamente arrabbiato: «Potrei far crollare una GRAN fetta di questa industria. Sono frustrata. Sono stata boicottata. Sono stata in silenzio per molto tempo. Non ho visto i segnali, anche se sono stati COSÌ OVVI. E quando ho parlato sono stata messa a tacere e PUNITA da questa industria. Le cose devono cambiare», ha aggiunto, minacciando di dire «tutte le mie verità».

Rispondendo al commento di un fan che diceva: «Nessuno dovrebbe essere perdonato per la volta in cui hanno tolto il tuo nome da ‘Hey Mama”, Rexha ha scritto: “«Amore mio. Questo? Rispetto a tutte le altre cose che non sai? È un gioco da ragazzi».

Il fan si riferisce a Rexha che è apparsa nel successo del 2015 di David Guetta, Hey Mama, insieme a Nicki Minaj e Afrojack; tuttavia, inizialmente non era stata accreditata correttamente.
Mesi dopo, dopo aver parlato con Guetta e aver coinvolto il suo avvocato, il credito era stato inserito correttamente. «Le cose devono cambiare», ha detto Bebe Rexha a proposito dell’industria musicale. Qualcuno l’ha accusata di aver scritto questi tweet per promuovere il singolo I’m the drama. «Marketing? Non ho budget per quello. Sono stanca». In un post successivo, Rexha ha chiarito che «non è solo rabbia. È tristezza».

«Sono seduta nella mia stanza d’albergo a Londra e piango a dirotto. Mi sono sentita senza speranza per molto tempo. Ho camminato molto per questa città e incontrato i fan e hanno davvero acceso qualcosa dentro di me», ha scritto Rexha. «Sinceramente, tutti voi mi avete dato la forza».

Non è chiaro cosa abbia spinto Rexha a scrivere questi tweet, ma non è la prima volta che la popstar si esprime contro un’“industria tossica”.

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