I messaggi di scusa di artisti e celebrità sono una categoria della scrittura social con regole, toni ed espressioni ricorrenti. Mai avremmo pensato di leggere un post del genere scritto da Bob Dylan. Perché His Bobness lascia che a comunicare attraverso i suoi account sia il tuo team. Anzi, perché non è uno che si esprime granché in pubblico, né è il tipo che si rivolge direttamente ai follower o chiede scusa per errori e sgrammaticature comunicative. Perché è Bob Dylan, insomma. E invece è accaduto.
Com’è noto, pochi giorni fa è scoppiato il caso delle copie autografate dell’ultimo libro scritto da Dylan, Filosofia della canzone moderna (lo abbiamo recensito qui). L’editore americano Simon & Schuster le vendeva a 600 dollari. Confrontando le firme, i fan hanno scoperto che sulle proprie copie non c’era l’autografo di Dylan, ma una riproduzione perfetta fatta da una macchina, una autopen.
Quando il caso è scoppiato, l’editore si è assunto la responsabilità dell’«errore» e ha offerto un rimborso. Ora sono arrivate le scuse di Dylan (o di chi le ha scritte per lui: non è il linguaggio che usa abitualmente), con tanto di confessione sul suo stato di salute e ammissione che ha fatto lo stesso errore firmando (o meglio, non firmando) alcune stampe artistiche. In sostanza, Dylan avrebbe voluto autografare tutte e 900 le copie del libro. Impossibilitato a farlo a causa del Covid e delle sue condizioni di salute, ha accettato l’idea che lo facesse una macchina perché, così gli è stato detto, oggi lo fanno tutti.
«Ai miei fan e follower», scrive Dylan su Facebook. «Sono stato informato della controversia che riguarda le firme apposte su alcune mie stampe artistiche e su un’edizione limitata di Philosophy of Modern Song. In tutti questi anni ho firmato a mano ogni singola stampa e non ci sono mai stati problemi. Tuttavia, nel 2019 ho avuto dei brutti capogiri che sono proseguiti durante la pandemia. Affinché possa apporre le firme ci vogliono cinque persone che lavorano a stretto contatto con me e non siamo riusciti a trovare un modo sicuro e praticabile per farlo mentre il virus imperversava».
«Quindi» prosegue Dylan «durante la pandemia mi era impossibile firmare qualunque cosa, né i capogiri aiutavano. Con le scadenze contrattuali che incombevano, mi è stata suggerita l’idea di usare una penna automatica, assicurandomi che è una cosa che viene fatta “di continuo” nel mondo dell’arte e della letteratura. Usare una macchina è stato un errore di valutazione che voglio correggere immediatamente. Per farlo, sto lavorando con Simon & Schuster e con i miei soci della galleria. Con profondo rammarico, Bob Dylan».