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Bruce Springsteen: 40 anni di “Born To Run”

Ovvero quando il Boss aveva solo 26 anni e ancora un po' di paura dell'obiettivo. Anniversario da celebrare a Londra dal 13 ottobre e in anteprima su Rolling Stone di settembre, presto in edicola
Bruce Springsteen e Clarence Clemons nello scatto per la cover di "Born To Run"

Bruce Springsteen e Clarence Clemons nello scatto per la cover di "Born To Run"

Bruce Springsteen compie 66 anni oggi, ma c’è dell’altro. C’è un’altra ricorrenza molto importante, per il Boss, per noi e per la storia della musica. L’abbiamo celebrata poche settimane fa.

Il 25 agosto del 1975 – o l’1 settembre, secondo alcune fonti – esce Born To Run, il disco-consacrazione del Boss e del nucleo storico della E Street Band. Brani come la title-track, Thunder Road (il cui titolo proviene da un film con Robert Mitchum e canzone favorita di Nick Hornby nel suo libro 31 canzoni), Jungleland, Backstreets, Tenth Avenue Freeze-Out o She’s the One sono classici contemporanei. Born To Run, registrato interamente a New York, è tuttora un disco dirompente che combina in modo unico rock’n’roll, soul, R&B, pop e folk.

Per celebrare questa pietra miliare del rock la fotografa Barbara Pyle – filmaker, producer, attivista ambientale, ma all’epoca solo una ragazza con la sua macchina fotografica – raccoglie le immagini realizzate in quel periodo in cui, ne era consapevole, “la storia stava avvenendo davanti ai suoi occhi” in un volume (già disponibile in preordine), presentato insieme a una mostra dal 13 al 28 novembre alle Snap Galleries di Londra. Ma calmate facili entusiasmi, per un po’, ne potrete assaporare una sugosa anteprima su Rolling Stone di settembre, presto in edicola.

Runaway American Dream
Born To Run è l’inno romantico di una generazione che si consuma in uno “sfrenato sogno americano”, dura 39 minuti circa e contiene otto canzoni di grande musica pop, nell’ampia accezione del termine. Fra le pagine dei suoi spartiti si accendono scenari notturni, paesaggi urbani, personaggi immaginifici. In poche parole è l’album che ha cambiato la carriera dell’artista del New Jersey e fondato l’epica springsteeniana e dell’E-Street Band. Proprio nell’estate del ’75, quando Steven Van Zandt, Roy Bittan e Max Weinberg si aggiungono a Clarence Clemons, Garry Tallent e Danny Federici, si compone il nucleo storico della line up. È anche il disco dell’avvento del nuovo manager e produttore, il critico musicale Jon Landau e dell’aspro commiato a Mike Appel che aveva tenuto le redini della carriera di Springsteen fino a quel momento.

Il fatidico terzo album col singolo “bomba”
Dopo l’esordio del ’73 Greetings from Asbury Park, N.J. e il successivo The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle, due lavori che per i discografici dovevano ammiccare al cantautorato della West Coast e a Bob Dylan, arriva il momento della verità. Il progetto Springsteen costa denaro e Born To Run, “nato” anche per aver successo (pena il ritorno a suonare in Riviera), centra l’obiettivo. Il singolo omonimo, pompato dalle radio, trascina l’album che sfiora in seguito i vertici delle classifiche statunitensi spianando la strada per i primi concerti europei. La foto in bianco e nero della copertina dell’album, immortalata da Eric Meola, è oggi un’icona dell’illustrazione rock.

Roy Orbison che canta Bob Dylan prodotto da Phil Spector
E come disse lo stesso Springsteen: «Nel1975, quando andai in studio per registrare Born To Run , volevo fare un disco che avesse i testi di Bob Dylan, che suonasse come le produzioni di Phil Spector ma più di ogni cosa desideravo cantare come Roy Orbison». La potente scrittura cinematografica del Boss, spogliata dal patrimonio geografico degli album precedenti, è figlia dell’ambizione e del perfezionismo ma anche di grandi passioni da fan e qualche abbozzato tentativo di emulazione.

Time, Newsweek e “Il futuro del rock’n’roll”
La stampa si occupa molto del “caso” Springsteen chiedendosi se si tratti di una montatura o di un artista autentico. Il 27 ottobre del 1975, poco dopo la pubblicazione di Born To Run, due fra i più popolari settimanali americani che fino allora avevano dato grande spazio solo ad artisti pop come Beatles e Bob Dylan, “regalano” nel medesimo giorno la cover a un semi-sconosciuto cantante del New Jersey. L’anno prima, sulle colonne del Real Paper di Boston, lo stesso Jon Landau scrisse profeticamente: «Ho visto il futuro del rock and roll e il suo nome è Bruce Springsteen».

Born To Run In Tour
Quasi tutte le canzoni del terzo album del rocker di Asbury Park sono ancora oggi il fulcro dei suoi concerti: 6 brani su 8 della sua tracklist svettano nella top 20 dei pezzi più suonati nella carriera live del musicista con e senza la E Street Band. Born To Run è il brano più eseguito nella storia concertistica di Springsteen. Thunder Road è al terzo posto, dopo Badlands (Darkness on the Edge of Town, 1978)

Ecco come il Boss ha celebrato il quarantesimo compleanno di Born To Run, via Twitter:

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