Due settimane fa, a sorpresa, Bugo è tornato sull’affaire Sanremo 2020 definendo Morgan «un compositore di corte» che ha «bisogno del politico per avere un programma in Rai, sono vent’anni che non fai un cazzo». Morgan ha replicato a Bugo su Rolling Stone: «Ti ho scritto una canzone in faccia e non te ne sei accorto». Ora Bugo ha risposto a Morgan nelle storie di Instagram (come riportato sul sito di Radio Deejay).
«Leviamoci subito ‘sta cosa dalle scatole che abbiamo cose più importanti da fare, noi. Allora Morganaccio, mi sa che non hai capito niente. Non hai capito niente, perché nella tua testa mica tanto… io non ti ho fatto nessuna domanda, quindi cosa replichi? La replica, non hai un cazzo da fare, chiami subito quelli di Rolling Stone: “Pronto (con voce piagnucolante, ndr), devo replicare a Bugo”. Ma anche pure anche quelli di Rolling Stone, no?, come siete messi che date voce a uno così?».
«Vedo che non avevi un cazzo da fare che mi hai replicato subito perché ho preso nel segno, eh, quando ti ho detto che non sei un cantautore, eh. Ci sei rimasto male? Subito, in 24 ore mi han detto che eri già online con l’articolo. Io ho fatto passare una settimana perché ho cose più importanti da fare che rispondere a uno come te».
«Parli di maestri, citi nomi: Bindi, Tenco. Questi eran cantautori. Nessuno avrebbe mai fatto quello che hai fatto tu. Cambiare il testo che tu chiami “i miei versi”, ma che cazzo sei, un poeta? Cretino, è il testo di una canzone. Testo si chiama, non i versi, ok? Cambiare il testo di una canzone di un altro non è da cantautore. Un vero cantautore non l’avrebbe mai fatto. Quindi di cosa stiamo parlando? Un vero cantautore non fa la lista della spesa come fai te: “Ho vinto questo, ho fatto quello, ho vinto quel premio!”. Patetico! Hai fatto la puttanata più ridicola della storia della televisione. Ma prova a cambiare il testo di Vasco Rossi… “Non ho avuto il coraggio di risponderti sul palco”. Ma cos’è, il palco è come se fosse un ring? Il palco è sacro. Tu parli tanto di Luigi Tenco. Luigi Tenco ci è morto per quel palco. Buffone di corte, il palco è sacro, sai? Vai a raccontarlo a Luigi Tenco».
«Lui si mette a fare il fenomeno e quell’altro, Merlozzi, Perlozzi, come cazzo si chiama il direttore d’orchestra (Enrico Melozzi, ndr). “Bugo avrebbe dovuto rispondere”. Ripeto, non è che ho perso del tempo a leggere tutto l’articolo, ho visto l’ultima frase che dovrei ringraziarti. Non capisci un cazzo. Tu quello che hai fatto nel 2020 lo hai fatto per te, mica per me. L’hai fatto per far vedere quanto sei figo».
«Non ti caga nessuno nemmeno in televisione, però fai il comico, un po’ il giornalista per Rolling Stone, un po’ di programmini del cazzo che nessuno caga. Sai cosa puoi fare? Prendi te, quell’altro fenomeno da baraccone, come si chiama, Melozzi, Merluzzi, e fate un bello spettacolino al circo e siete tutti contenti, fate il ring e uno risponde coi versi. Mentre tu fai il circo coi tuoi amici buffoni di corte, io finisco il disco. Perché io faccio i dischi e li pubblicano, esistono, non come te che dici che hai fatto gli album, ma dove cazzo sono i tuoi dischi? Le tue canzoni, dove sono? Non esistono. Non ti vuole nessuno, non ti vuole una casa discografica, non ti vuole una casa editrice, perché non sai farlo. E vuoi andare a parlare in televisione di musica? Fai solo ridere! Ci facciamo due risate, dai. Facciamoci due risate».
Secondo Radio Deejay, Bugo è tornato sull’argomento in un’altra storia (non visibile sul sito della radio, riportiamo quindi la trascrizione di Deejay): «In molti mi chiedete perché ne parlo solo ora dopo tre anni dei fatti di Sanremo 2020. Inizialmente ho optato per il totale silenzio per superiorità. Poi è arrivata la pandemia, e nonostante quel pirla continuasse ad alimentare la polemica io ho continuato a stare zitto, perché l’Italia non meritava sta polemica con tutti i morti che c’erano. Buffone Morganaccio. Ora la pandemia è finita e quel nano mentale ancora parla di me. E allora mi sono detto: “Adesso gli rispondo a quella zucchina marcia e lo stendo”. Buffone di corte, leccaculoo dei politici. Per tre anni hai parlato perché sei un infame. Io sono un uomo, tu non sei né uomo né artista. Ci faremo tutti due risate col tuo programmino. Vai strascemo! Adesso mi fermo. Troppa merda ho dovuto trattenere in testa per tre anni, e ora per non impazzire devo pur buttarla fuori. Sono certo che capite».