Compositore, produttore, dj, adesso anche leader di una touring band: nel corso della carriera Giorgio Moroder è sempre stato un innovatore. Ha rivoluzionato l’uso del sintetizzatore, ha inventato il suono dell’italo disco e delle hit di fine anni ’70, ha scritto colonne sonore premiate tre volte con l’Oscar. Oggi festeggia l’ottantesimo compleanno ed è protagonista di un’intervista concessa a Susan Kittenplan per Airmail in cui ripercorre i momenti più importanti della sua storia.
Il primo ha a che fare con Love to Love You Baby, una telefonata di Neil Bogart di Casablanca Records e… delle orge. Innamorato del falsetto di Donna Summer, Bogart ha ascoltato a ripetizione il pezzo durante una festa “intima” organizzata nella sua casa di Beverly Hills. Gli ospiti, però, erano costretti a “interrompersi” ogni tre minuti e mezzo per far ripartire la canzone da capo. È così che Bogart ha chiesto a Moroder di farne una versione lunga, “tipo In-a-Gadda-Da-Vida”. Diventerà una hit mondiale.
Il secondo momento risale al 1977, nel pieno del successo della disco music, di Saturday Night Fever e dello Studio 54. In questo periodo Moroder pubblica un concept, I Remember Yesterday, per cui ha scritto I Feel Love, una canzone futuristica basata su un giro di Moog campionato. «Volevo un suono robotico», dice nell’intervista. «Se l’avesse suonato un essere umano non avrebbe funzionato altrettanto bene». Quello stesso anno, Brian Eno arriva nei Musicland Studios – dove era al lavoro su Low e Heroes di David Bowie – con una copia del singolo in mano: «Ho ascoltato il futuro».
Il racconto continua fino a oggi: Moroder ha sconfitto la paura di stare sul palco e suona per festival giganteschi con una band. «Mi ero detto che avrei cantato le due canzoni più facili, poi avrei lasciato fare all’elettronica e alla band», dice. E poi, scherzando: «Ora sono come James Brown».