Un anticipo dell’intervista esclusiva a Calcutta, in edicola sul nuovo numero speciale di Rolling Stone, dedicato alla nuova generazione della musica italiana.
Edoardo D’Erme detto Edo in arte Calcutta ha preso casa a Sperlonga per scrivere l’album nuovo che tutti aspettiamo. Il Secondo. Difficile. Album. (…). Una sola foto su Instagram con lo sfondo del mare era bastata a scatenare i ragazzi e le ragazze della zona: “Sperlong, I love you but you’re bringing me down”. E adesso si stropiccia gli occhi: «Ieri notte ho scritto tre pezzi. Mi sono addormentato alle 6 e mezza del mattino perché m’è uscita ’sta canzone su Dario Hübner». Hübner? Il calciatore? «Sì. Giocava con Baggio, Guardiola, Mazzone, tutta quella cricca là. Bel calcio. Ricordi? Ora ha aperto un bar con la moglie». Segui il calcio? «No. Da quando Hübner ha smesso non mi interessa più». Non so se Hübner sarà il nuovo “Frosinone in serie A”, ma almeno si capisce che quella canzone non era un caso. Si capisce anche che il secondo album di Calcutta è ancora tutto da scrivere. Sulla carta, direbbero alla tv. Segue metafora: «Io sono un po’ come Cassano. Sono scostante. Durante la partita ho un guizzo, poi per il resto della partita mi metto da parte». Pensate al funzionamento delle sue canzoni. Cominciano piano, ti studiano, tu abbassi la guardia. Poi ti colpiscono con il graffio di una parola sola: “Uè deficiente”. (…)