Un anticipo dell’intervista esclusiva a Calcutta, in edicola sul nuovo numero speciale di Rolling Stone, dedicato alla nuova generazione della musica italiana.
Formazione musicale?
Nessuna. Ho fatto una mezza stagione a scuola di chitarra, io e micuggino. Finché mio cugino non ha tirato un calcio sullo stinco del maestro. Noi avevamo 10 anni, il maestro 18.
E il pianoforte?
Il piano da solo. Avevo a casa un libretto che spiegava come fare gli accordi. Ho capito vagamente l’armonia, ma tecnicamente sono una pippa.
Ma di tuo nella vita cosa avresti fatto?
Non lo so. Niente. Prima, quando ero fidanzato, speravo che lei facesse carriera così mi mettevo a fare il casalingo. Portare al cinema i bambini quando non vanno a scuola, cucinare, andare al mercato. Perché no?
Perché no?
Non è successo. Il giorno che è uscito Cosa mi manchi a fare lei mi ha lasciato.
Era già scritto tutto.
Ma così fa paura. Scrivi una canzone e quella si avvera. L’altro giorno stavo scrivendo una canzone dal punto di vista mio che ero morto. Ho detto: lasciamo perdere.
L’intervista completa a Calcutta è sul nuovo numero di Rolling Stone in edicola. Insieme al cantautore di Latina anche le interviste con Baustelle, Motta, Lo Stato Sociale e tanti altri protagonisti che stanno cambiando i confini della musica, del cinema e della politica italiana.