Non capita proprio tutti i giorni di incontrare un produttore hip hop che ha iniziato con il thrash metal.
Eppure oggi Charlie Charles ci porta qui Nebbia, un giovane beatmaker siciliano con un passato da bassista metallaro e un presente in compagnia di Fabri Fibra, Tormento, Tedue, Rkomi e tanti altri rapper che sta producendo.
Scheda Tecnica
Producer | Nebbia |
Vero nome | Antonio La Fata |
Età | 24 |
Origine del soprannome | In siciliano “negghia” significa imbranato, oltre che nebbia |
Luogo | Mazara del Vallo e Milano |
Altra professione | Nessuna |
Etichetta affiliata | Thaurus |
Artisti affiliati | Emis Killa, Tedua, Tormento, Fabri Fibra, Rkomi |
Producer italiano preferito | Charlie Charles, Chris Nolan, Sick Luke |
Producer estero preferito | J Dilla |
Come ti sei approcciato alla produzione?
Io nasco come writer. Quando uscivo con gli amici a fare graffiti e bombing, per ammazzare il tempo facevamo freestyle. Così ho cominciato ad abbozzare dei testi. Poi, dato che a me un po’ seccava rappare sulle classiche basi americane tipo DJ Premier, ho deciso di crearmi delle basi mie. La prima esperienza con la produzione però è stata nel thrash metal. C’era questo gruppo di amici che aveva bisogno di un bassista. Hanno chiesto a me e ho accettato. Ho iniziato a scrivere e produrre i primi pezzi facendo metal e suonando il basso elettrico. Poi sono passato al crossover e poi inevitabilmente all’hip hop, che è sempre stata la prima fissa.
Beh visto che hai provato strumenti analogici e lavori con quelli digitali, mi dai un tuo parere sulla questione più eterna di sempre?
Per questioni di tempo e spostamenti fra studi vari lavoro in digitale. Però fidati che appena ne ho la possibilità mi metto a spippolare con i macchinari analogici. Ultimamente stiamo usando lo studio di Night Skinny per Rkomi, quindi ho la possibilità di usare macchinari incredibili come compressori multibanda, synth, equalizzatori. Però bisogna saperli utilizzare. È sempre la solita storia: per dare calore e pastosità al suono ci vuole l’analogico.
Da cosa parti per costruire un beat?
Non ho un modus operandi ben definito. Diciamo che parto da quello che mi frulla per la testa e poi mi lascio andare. L’altro giorno ero in metro, avevo una melodia in testa e l’ho cantata registrandola sul cellulare. Arrivato a casa, l’ho suonata coi synth e registrata in studio. A me piace molto sperimentare, non ho uno schema prestabilito sui beat. Se qualcosa mi sembra che funzioni, provo a metterlo sul pezzo. Se poi vedo che non funziona, lo faccio sparire.
Plugin quindi ne usi.
La fortuna di noi produttori delle “nuove generazioni” è di avere dei plugin che emulano alla perfezione i synth analogici più complessi. Quindi, tutto quello che ho imparato sui synth fisici mi torna utile nei plugin, che uso di frequente.
Che equipaggiamento hai in studio?
Come monitor uso delle casse KRK Rokit 6 e delle Adam A7X come far field speaker. Il sequencer è Logic Pro X, i synh sono un Microkorg XL e un Sub Phatty della Moog. Per la scheda audio mi appoggio alla Apogee 2+2, che ha dei preamplificatori da paura.
Chi hai prodotto finora?
Ho lavorato con Emis Killa, Madman, Tormento, Fabri Fibra, Tedua, Rkomi, Izi. Poi vediamo, Laioung, Vaz Te e tutti i nostri amici.
E la tua prima hit qual è stata?
La prima che mi ha fatto fare un bel boom è uscita a dicembre è Over 2,5 di Vaz Tè con Tedua e Rkomi.
Un consiglio per i tuoi colleghi, magari anche quelli alle prime armi?
Beh, un buon consiglio che do sempre è di armarsi di una pazienza infinita. Dopodiché bisogna seguire ciò che più ti piace ascoltare, senza fossilizzarsi su un genere solo perché è cool ascoltarlo in quel preciso momento. Ascoltando di tutto, sei più capace a fare di tutto. Costanza, dedizione e passione. C’è sempre da imparare, mai ritenersi arrivati o onniscenti.
E invece una richiesta strana di produzione?
Beh, a volte ci sono dei ragazzini che arrivano da me per chiedermi: “Senti, il beat di Sick Luke costa troppo, ce lo fai uguale tu?” E a me tocca rifiutare in maniera educata quando in realtà non vorrei. Poi mi ricordo un’altro ragazzino che mentre incideva urlava di brutto nel microfono. Finita la registrazione è venuto da me e mi ha detto: “Ma adesso possiamo mettere su un effetto che faccia sembrare sussurrata la mia voce?”