L’idea di questa nuova rubrica è nata con Charlie Charles con il semplice scopo di dare la giusta attenzione al ruolo del produttore. Lui è forse tra i primi a essersi cucito addosso una figura al pari di un rapper—lo sapevi che oggi è uscito il suo nuovo singolo, Bimbi?—ma si sa che, molto spesso a prendersi tutti i meriti di una hit è sempre chi ci mette la faccia. Chi la canta su un palco.
Eppure a qualcuno Marra e Guè dovranno pur aver chiesto di produrre Nulla Accade, uno dei pezzi più di successo del loro ultimo Santeria. Quel qualcuno si chiama Marz e questa rubrica, dicevamo, passerà in rassegna quelli che come lui sono i producer hip hop più interessanti della scena italiana.
Scheda Tecnica
Producer | Marz |
Vero nome | Alessandro Pulga |
Età | 27 |
Origine del soprannome | È il suo vecchio nome da writer |
Luogo | Cormano (Milano) |
Altra professione | Impiegato part time in un negozio di abbigliamento |
Etichetta affiliata | Roccia Music |
Artisti affiliati | Marracash, Clementino, Fabri Fibra |
Producer italiano preferito | Charlie Charles e Zef |
Producer estero preferito | Kanye West |
Hit più conosciuta
FAQ
Come hai iniziato a produrre?
Come molti ho iniziato rappando. Poi non trovando produttori mi sono arrangiato facendomi le basi per conto mio: solo lì ho notato che mi piaceva di più fare i beat. Dopo un annetto che ho cominciato a produrre ho completamente abbandonato le rime. All’inizio ruotavo attorno lo studio di Deleterio, il producer di Marracash, e poi pian piano ho iniziato a produrre due o tre pezzi a Marra. Ora con Shablo sto facendo il grosso del lavoro.
Qual è la tua prima hit?
Sicuramente Nulla Accade in Santeria di Marracash e Guè Pequeno. Però anche Untitled che era uscita in Status di Marracash. Secondo me era un pezzone, nonostante non sia uscita come singolo.
Oltre a Marra chi hai prodotto?
A breve uscirà un singolo con Clementino e qualcosa con Fabri Fibra, che però non è nel suo nuovo disco. Poi ci sono altri pezzi in ballo, che ancora non sono sicuro al 100% se verranno pubblicati perché non ci sono ancora le tracklist. Ora sto lavorando a tempo pieno con Ernia e anche con Rkomi, di cui è già uscito qualcosa. Hai presente la sua Oh Mama? L’ho prodotta io. Sicuramente nel suo prossimo album ci sarà qualcosa di mio.
Che sequencer software usi per produrre?
Li uso un po’ tutti, ma il mio preferito è un po’ un segreto. Nei post sui social non inquadro mai lo schermo. È una delle domande più frequenti che vogliono sapere tutti ma a te dirò la risposta: uso Ableton e Cubase. È uno scoop!
Hai un metodo fisso per produrre un pezzo?
Dipende. Prima partivo sempre dal sample. Ora, componendo di più e usando meno campioni, parti principalmente dal giro di synth o dalle batterie, con particolare attenzione su queste ultime. Non campiono più tanto, oggi l’hip hop è ai vertici delle classifiche quindi bisogna sempre stare attentissimi a cosa e come si campiona. Nel dubbio è sempre meglio farsi i suoni da soli. I big riescono sempre a campionare, per noi meno commerciali è già più dura.
Quindi secondo te fare musica nell’era digitale non è così facile.
È più facile da un punto di vista creativo, puoi sperimentare migliaia di cose e hai possibilità potenzialmente infinite. Dall’altro lato della medaglia ci sono questi ostacoli legali, come i campioni, e poi c’è soprattutto la difficoltà nel centrare il punto. È un po’ come nella fotografia: oggi tutti possono fare belle foto con il cellulare, ma ciò non ti rende un fotografo.
Usi software plugin?
Uso quasi solo plugin ma in passato ho avuto anche macchine analogiche. Potendo userei entrambe, perché è vero che la macchina “buca” il mix, lo fa suonare meglio. Però i costi sono proibitivi. I plugin arrivano a coprire egregiamente questo vuoto economico.
Dacci una panoramica del tuo equipaggiamento in studio.
Al momento ho una scheda audio Motu 828, che ha tanti ingressi perché all’epoca avevo qualche macchina analogica. Come casse invece ho delle Adam A7x e poi ho un paio di controller midi classici e un MPD per fare le batterie—a me piace suonarle.
La richiesta più strana che ti abbiano mai fatto in studio?
Più che altro, mi fa impazzire quando le richieste te le mimano. Quando c’è l’artista che non sapendo esprimersi con termini tecnici ti mima il pezzo che ha in mente facendo suoni con la bocca e gesticolando.
Un consiglio per gli altri producer?
A quelli alle prime armi consiglio di insistere, sbatterci la testa il più possibile. E a tutti gli altri dico di non seguire l’onda, non seguire la moda ma di tirare fuori qualcosa il più possibile originale. È difficile emergere se si imitano gli altri. L’originalità premia, l’uniformarsi alla massa no.