Rolling Stone Italia

Che cosa sta succedendo fra Roberto Vecchioni e Geronimo La Russa

C’entrano una festa negli anni ’90 e un furto

Foto: Fabio Leidi (1), Alessio Morgese/Getty Images (2)

Col cognome La Russa al centro delle cronache per vie dell’accusa di violenza sessuale a carico di Leonardo Apache, Roberto Vecchioni ha raccontato un aneddoto che riguarda il primogenito del presidente del Senato Ignazio La Russa. Lo ha fatto lunedì scorso parlando con Andrea Scanzi al festival La Gaberiana a Firenze.

Pur senza dire esplicitamente il cognome, ma solo il nome, Vecchioni ha raccontato di una festa della figlia a cui ha partecipato Geronimo La Russa, attualmente presidente dell’ACI Milano.

«È passato tanto tempo e la posso raccontare anche perché ormai è andata in prescrizione», ha detto Vecchioni (la trascrizione è di Repubblica). «Mia figlia aveva 14 anni, è nata nel 1983, era il 1997. Per la prima volta volle fare una festicciola da sola in casa con quattro amiche. Voleva che andassimo fuori, siamo andati a casa di mamma che era vicina. Dopo pochissimo che era iniziata la festa è cominciata ad arrivare gente, ragazzi di 17-18-19 anni, ma anche molti minorenni».

Non è andata bene: «Sono entrati in casa, mi hanno rubato di tutto, tutti i portasigari che avevo, hanno spaccato un bel po’ di roba e sono andati addirittura a rubarmi le t-shirt e le mutande. Non ho capito perché le mie mutande… un feticismo assoluto».

Vecchioni ha sporto denuncia, ma la vicenda si è chiusa senza implicazioni giudiziarie. «Tutto è finito in una bolla di sapone. Nessuno è stato accusato di niente. Nessuno. Quando la polizia mi ha chiamato, con Geronimo c’era una signora che lo aveva accompagnato. La signora mi guarda e fa: “Ma anche lei Vecchioni che non mette la roba in cassaforte”».

Geronimo La Russa, che aveva raccontato anni fa l’episodio dicendo che ci furono effettivamente dei furti e che erano coinvolti tre amici che non ha più frequentato, ha annunciato di avere dato mandato al suo legale di difendere « la mia onorabilità».

«Vecchioni, che già all’epoca in cui ero minorenne incentrò le sue attenzioni solo sul figlio diciasettenne di un deputato di destra, cioè mio padre, a distanza di 26 anni dovrebbe sapere benissimo che nei miei confronti non ci fu alcuna imputazione e che non fui affatto “perdonato” in quanto il perdono giudiziale può essere concesso solo a chi è imputato e colpevole e io non lo sono mai stato».

«Altri giovani conoscenti che parteciparono alla festa della figlia di Vecchioni ebbero invece conseguenze giudiziarie ed io ne presi immediatamente le distanze. È incredibile che Vecchioni, intervistato dal noto giornalista del Fatto, Scanzi, provi a gettare immotivatamente e falsamente discredito su me e sulla mia famiglia già oggetto in questi giorni di particolare attenzione mediatica. Ho dato mandato al mio avvocato Vinicio Nardo affinché tuteli in ogni sede competente la mia onorabilità».

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