Chet Faker dal vivo è meglio di come ve l’immaginate. Sta sul palco da solo, asciugamano grigio sul collo, microfono in una mano mentre l’altra gioca con gli effetti sonori e i campionamenti delle sue canzoni.
Faker – o Nicholas James Murphy, se preferite la versione dell’anagrafe – prende lunghe pause tra una canzone e l’altra (e a volte pure a metà) per parlare con il pubblico, scherzare o semplicemente trovare l’attimo giusto.
I suoni sono stilosissimi, attuali, ma lo spettacolo è quella sua voce, che esce nitida, cristallina e che ogni tanto si diverte a mandare in loop. Tutto con grande naturalezza, senza correre.
È questo che chi ieri sera era all’Hiroshima Mon Amour –organizzata in collaborazione con Absolut per l’apertura dell’Alfa Mito Club to Club Festival – avrà raccontato a casa e agli amici: la meraviglia di vedere che quella voce che nelle registrazioni sembra quasi abbellita ad arte in realtà in natura esiste.
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