“Ho picchiato la testa”, cantava Bobo Rondelli nell’inno definitivo di picchiatelli e scansafatiche. Era il 1993. Livornese, nato trent’anni prima, Rondelli era all’epoca il leader degli Ottavo Padiglione, band che prendeva il nome dal reparto di psichiatria dell’ospedale civile di Livorno. Con la band, Rondelli ha pubblicato quattro album. Questa sera affiancherà Irene Grandi nell’interpretazione di La musica è finita, canzone scritta da Franco Califano e Nisa interpretata da Ornella Vanoni a Sanremo nel 1967.
Nel 2001 debutta come solista con l’album Figlio del nulla, ma è con Disperati, intellettuali, ubriaconi – un titolo che è quasi un manifesto poetico – che il cantautore rivela pienamente la sua natura. Il disco, prodotto e arrangiato da Stefano Bollani, gli vale il Premio Ciampi per il miglior arrangiamento. Rondelli lavora anche nel cinema, ad esempio in Sud Side Stori di Roberta Torre, dove interpreta un cantante di piazza, e in Andata e ritorno di Alessandro Paci.
Tra i suoi fan c’è Paolo Virzì che gli dedica il film L’uomo che aveva picchiato la testa e lo vuole in La prima cosa bella e La pazza gioia. Amato dalla critica, pubblica i libri Compagni di sangue e Cos’hai da guardare, collabora con il poeta Franco Loi, suona con un brass band, omaggia Piero Ciampi in tour e su disco. Citazione da Rolling: «L’artista è una prostituta che vende l’anima per quattro soldi. Io però culo e baci in bocca mai».