Dolceamaro: così la poetessa Anne Carson, in una delle sue raccolte poetiche più celebri, descrive Eros, antico dio greco-romano dell’amore e, per figura retorica, il sentimento che provoca nei cuori. Così anche noi (perché di tensione erotica, di desiderio si può parlare per i due listening party che Kanye West e Ty Dolla Sign hanno portato in Italia per promuovere Vultures 1) avevamo parlato per il primo di questi eventi, tenutosi al Forum di Milano questo 22 febbraio. E ieri, la data all’Unipol Arena di Bologna (con biglietti che andavano dai 138 euro per il Settore Numerato 3 fino ai 161 euro del Settore Numerato 2) ha di fatto confermato le prime impressioni su una “experience” che divide la critica ma che, detta terra-terra, ha gasato il pubblico come (chissà, di più?) un concerto vero e proprio.
@andrealeporatii Serata incredibile #kanyewest #CARNIVAL #bologna #Ye #Vultures @Ye @richthekid @playboicarti @
Le regole sono state le stesse del Forum: Kanye e Ty Dolla sono entrati nel parterre, lasciato sgombro e trasformato nel loro personale dancefloor, rigorosamente vestiti di nero. Il primo, in particolare, oltre al passamontagna sfoggiato a Milano si è coperto ulteriormente il volto con una maschera simil-Jason. Niente microfoni, niente canti udibili da parte degli artisti, tantomeno commenti o interazioni con il pubblico. A riempire lo spazio, il medesimo tubo presente alla data del precedente. Più, ovviamente, le costellazioni di luci gialle e blu, segnali di registrazione dei telefoni cellulari dei circa 8.000 presenti all’Arena, che, pare dai video circolati, non hanno mai smesso di fungere da scenografia passiva dell’evento.
Il quale è stato, l’opinione dei commentatori è sostanzialmente unanime, una Milano-2 in tutto e per tutto, ospiti speciali compresi (i nomi non erano stati confermati anche per Bologna). E dunque sul palco (pardon, per terra) ecco sbucare anche Playboi Carti, Freddie Gibbs, Rich the Kid e Quavo. Medesima anche la scaletta (Everybody compresa), che in un’ora e mezza di non-live infila quattro volte Carnival, intera o a spezzoni, ormai consacrata inno ufficiale della fase “maggiormente divina” di Kanye, finora. Ah, no, una cosa è cambiata rispetto a Milano: i cori “chi non salta juventino è”, ispirati forse dalla presenza, sempre in Carnival, della Curva Nord dell’Inter.
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Giusto prima della conclusione, in realtà, una sorpresa è arrivata. Durante l’evento, è arrivata la smascherata: è proprio lui, Ye in persona, a essersi nascosto sotto quegli strati di nero tutto il tempo. Perché lui ormai lo sa bene, come fare per costruirsi una mitologia. E questa gentile concessione finale è l’ultimo boccone di panem non per placare, ma per accrescere ancora l’appetito del pubblico dopo questo round di spettacoli circensi.
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La scaletta del listening party di Kanye West a Bologna:
Stars
Keys To My Life
Paid
Talking
Everybody
Back To Me (Con Freddie Gibbs) (Also With Quavo)
Hoodrat
Do It
Paperwork (Con Quavo)
Burn
Fuk Sumn (Con Playboi Carti)
Carnival (Con Rich The Kid E Playboi Carti)
Vultures (Con Bump J)
Beg Forgiveness
Good (Don’T Die)
Problematic
King
Carnival
Can’t Tell Me Nothing
Runaway
Father Stretch My Hands Pt. 1
Off The Grid
Stronger
All Of The Lights
Carnival
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E adesso, qualche aggiornamento oltre le pareti dell’Arena: se, al 15 febbraio, una traccia di Vultures 1, Good (Don’t Die), era stata rimossa dalla versione dell’album presente su Spotify per una possibile violazione di copyright legata a un campionamento di I Feel Love di Donna Summer; oggi la piattaforma svedese ha rimesso online il brano, che risulta invece rimosso da Apple Music. Good.