Connan Mockasin è sempre stato abituato a fare da tutto solo. Persino il suo pseudonimo, vero nome Connan Tant Hosford, gli è stato affibbiato in gioventù perché si fabbricava da solo anche i vestiti, compresi i mocassini. Probabilmente è un riflesso naturale di chi nasce in un posto così sperduto, Te Awanga, sulla costa orientale della Nuova Zelanda, da essere fuori mano per chiunque, da ogni direzione.
Ma col nuovo album Jassbusters, il cantante soul(/RnB/dream pop/lo sa solo lui) ha scoperto che sì, le cose da solo vengono bene e anche molto, come testimoniano i suoi due primi album, ma se c’è una band capace a darti una mano, la vita è molto più semplice. Si lavora proprio meglio. A tal punto che, per la prima volta, Connan ha trovato pure il tempo di accoppiare il disco a un film autoprodotto, dal sapore ovviamente comico e diviso in cinque parti. Che sia la nascita di un nuovo Mel Brooks?
Da dove chiami?
Dal Giappone. Un mese fa sono venuto qui per stare una settimana. È finita che mi sono trasferito definitivamente. Sei mai stato?
Purtroppo no. È lì che hai comprato la mini televisione catodica che c’è in copertina?
No, quella l’ho presa a Los Angeles, in un mercatino delle pulci. Anche se probabilmente è di fabbricazione giapponese. Quella scena fa parte di Bostyn ’n Dobsyn, il film che si accompagna all’album. In ognuna delle cinque parti del film, l’insegnante, Mr. Bostyn, suona a Dobsyn tracce della sua band, che praticamente è composta da soli insegnanti di musica. Tutti insieme si chiamano Jassbusters, che è anche il titolo dell’album. È una storia su cui io, mio fratello e i miei amici abbiamo sempre fatto piccoli video comici, ma che ora è diventata un film. Sentivo che era il momento giusto per farne qualcosa di ufficiale, ecco. Sarà qualcosa da vedere e da ascoltare.
Quando sarà possibile vederlo?
Eh, ho in mente di proiettare la prima parte a ottobre, con l’inizio del tour a Los Angeles. Ci saranno poi altre proiezioni a Londra e in vari posti dell’Europa, ma Milano e l’Italia per ora non sono nel programma. L’idea è di esibirmi io e proiettare la prima parte, o viceversa.
C’è sempre quest’estetica lo-fi nei tuoi video che mi fa impazzire.
In questo caso è perché per girare il film ho comprato due vecchie cineprese da broadcasting. La qualità è dipesa da quello. Ci sono voluti vent’anni per svilupparlo e 10 giorni per girarlo in un vecchio salone di bellezza abbandonato a Los Angeles. È il mio primo tentativo di girare un film.
Rispetto ai tuoi dischi, questo ha molte meno tracce che però durano di più. Sembrano quasi jam session.
In effetti è il primo album che faccio insieme a una band. Per i primi due album ho sempre lavorato da solo. Una settimana dopo aver girato il film siamo andati a Parigi per registrare, e in effetti l’abbiamo registrato dal vivo, tutti insieme in presa diretta. I testi li ho improvvisati sul posto. Volevo catturare tutto alla prima take. Volevo creare qualcosa di rilassante e piacevole all’ascolto anziché competere o pretendere attenzione a gran voce. Volevo qualcosa di piacevole all’ascolto.
È un album molto notturno..
Beh, è un bene questo. Mi piace un sacco la notte. Di solito mi piace lavorare fino a tardi, però stavolta non ci siamo potuti concedere le ore piccole. Abbiamo passato una settimana in questo studio a Parigi, quindi le registrazioni si sono svolte perlopiù nella sera presto. In meno di una settimana abbiamo finito. Qualcosina ce l’avevo già messa da parte, qualche appunto, qualche idea, ma la maggior parte del disco è stata scritta in quei giorni. Registrare con la band è stato molto più facile. In passato, quando lavoravo da solo, potevo anche passare un’intera giornata a lavorare su un elemento che magari avrei buttato via. Con una band puoi sentire immediatamente cosa funziona o no. È immediato.
Però il produttore rimani tu, giusto?
Siamo stati un po’ tutti produttori. Persino il proprietario francese dello studio ci ha dato una mano con le produzioni, quindi è stato un lavoro collettivo. È un vecchio amico.
La Charlotte in Charlotte’s Thong è la Gainsbourg? So che siete amici, mi ha parlato molto bene di te quando l’ho incontrata.
Non ci ho mai pensato, nel senso che l’ho scritta senza avere una persona in mente. Però devo dire che è un sentimento ricambiato. È una persona adorabile, davvero divertente.
Hai amici un po’ ovunque. Viaggi parecchio?
Sì, ma non è che mi piaccia viaggiare. Mi piace più che altro essere obbligato a viaggiare. Mi piace essere in posti diversi, ma non mi piace l’atto di viaggiare, aeroporti e cose del genere. Ho smesso col tour più di tre anni fa però almeno un paio di date all’anno le faccio. Cerco di non spostarmi troppo. Ho vissuto per tre anni e mezzo a Los Angeles, ora sono a Tokio. Starò qui per un po’.
Davvero non c’è speranza di vedere una proiezione del film in Italia?
Non ci sono ancora date in Italia, né c’è stata possibilità di fissare proiezioni. Avevo una finestra temporale così ristretta che purtroppo ho dovuto lasciare fare delle scelte. Nel prossimo viaggio includerò sicuramente l’Italia, il che vuol dire più o meno nei primi mesi del 2019. Sarai il primo a cui lo faccio sapere.