David Gilmour non ha escluso in modo assoluto che in futuro ci possa essere uno show dei Pink Floyd fatto con gli ologrammi come quello degli ABBA e in futuro dei Kiss. Al di là del fatto che è da vedere di quali Pink Floyd si parla, non sembra interessato a farsi promotore dell’iniziativa. Ha anzi detto che porrebbe molte condizioni e che non è soddisfatto dello stato attuale della tecnologia.
Quest’ultima considerazione è nata dopo essere andato a vedere Voyage, lo show londinese in cui gli ABBA sono rappresentati sul palco da avatar. L’effetto non gli è piaciuto granché e lo ha raccontato al mensile Uncut. «Siamo gente difficile da accontentare», ammette la moglie del musicista, co-autrice e scrittrice Polly Samson. Secondo Gilmour, «se sei un fan accanito degli ABBA ti può anche piacere. Per me le immagini dei quattro erano tutt’al più ok, ma non mi hanno dato neanche lontanamente la sensazione che fossero reali».
È così scettico che per lui il momento migliore dello spettacolo è stato quando la live band che è presente sul palco «ha suonato da sola una canzone» senza gli avatar.
Il titolo che ha fatto il giro del mondo in varie versioni, ovvero “David Gilmour non esclude una reunion dei Pink Floyd come ologrammi”, nasce da una considerazione dell’intervistatore Pete Paphides che si è chiesto se, mentre guardava Voyage, Gilmour abbia pensato a una versione simile dello show degli ABBA fatto «con la sua vecchia band».
L’impressione del giornalista: «non è contrario per principio, ma l’idea chiaramente non lo entusiasma». Come dire: siamo nel campo delle speculazioni. Tant’è che Gilmour pone tutta una serie di presupposti: «Se qualcuno si presentasse con un sacco di soldi e di idee brillanti, e una volta accettata da parte nostra una serie di condizioni molto, molto difficili e pesanti, direi: sì, ok».