La musica è lavoro. Oppure no? La domanda inizia a circolare dall’ingresso del Medimex di Bari, da quando la si legge su un cartellone posto all’entrata del Salone dell’Innovazione Musicale che è iniziato giovedì mattina e termina oggi, sabato 31 ottobre.
Pare indiscutibile il fatto che la musica rappresenti un lavoro per tantissime persone che operano dietro le quinte, dai produttori agli organizzatori di concerti, eppure ad alcuni artisti l’affermazione fa storcere ancora un po’ il naso.
Come a Gianna Nannini, per esempio, che nella mattinata di ieri durante l’incontro pubblico, ha affermato che «no, per me non si tratta mai di un lavoro». Salvo poi spiegare meglio, durante la conferenza stampa: naturalmente parlava di lei che della musica è pazzamente innamorata tanto da non poter definire un lavoro quello che fa tutti i giorni.
Per i ragazzi de Lo Stato Sociale, la musica è un lavoro, ovviamente, che devono anche integrare con altro durante l’anno, pur essendo uno dei gruppi italiani più seguiti in questo momento che chiuderà il tour il 21 novembre in un Paladozza di Bologna quasi sold-out. «La percentuale che riusciamo a guadagnare dai diritti d’autore è ridicola, poi noi cerchiamo veramente di rispettare il principio di equa divisione, perciò mettiamo i nomi di tutti come autori dei pezzi e anche degli arrangiamenti. Dalla vendita degli album percepiamo ben poco. L’unica fonte di reddito sono i tour e quando stai a casa ovviamente non guadagniamo niente», spiegano Lodo e compagni
Come potersi rapportare con i cambiamenti tecnologici che hanno rivoluzionato la fruizione musicale e tutto il mercato connesso? Si tratta di evoluzione? «Spesso viene fatto un pippone sul nostro caso, più unico che raro, di band che è riuscita a farsi conoscere senza passare dai canali ufficiali», prosegue Lodo, «Tutto è cambiato, il mondo della comunicazione musicale non esiste più, bisogna cercare le novità musicali in altri luoghi né nelle riviste né in televisione né in radio. O meglio, molti non le cercano più lì. È un innovazione ma è anche evoluzione positiva? Non lo so assolutamente. Bisognerebbe avere una visione storica per capirlo. Noi vediamo un generale abbassamento culturale in qualsiasi settore, a partire dal movimento antagonista: tutti possono esprimersi, tutti lo fanno ma questo crea spesso un generico chiacchiericcio. Che sia evoluzione o meno non è un problema da porsi».
“La musica è lavoro”, oltre ad essere lo slogan del Medimex lo è anche di MusiCraft, associazione culturale che si propone di professionalizzare artisti e aspiranti operatori della musica attraverso percorsi di formazione per la autoproduzione e l’autopromozione musicale.