Era l’estate del 2001: il secondo governo Berlusconi aveva giurato da pochi mesi, Luttazzi era ancora il volto più scomodo della televisione pubblica, la nostra memoria collettiva non era ancora stata scossa dalle istantanee dell’11 settembre e sfoggiavamo i nostri outfit sbarazzini senza alcun timore reverenziale – canotte, visiere, pantaloncini strappati, polsini campeggianti foglie di marijuana, collanine Paciotti un pelino eccessive e tutto quell’adorabile carico di cattivo gusto estetico che ha connotato il passaggio dalla spensieratezza degli anni ’90 alla débâcle psico-cognitiva inaugurata dagli anni Zero.
Nel giugno di quell’anno, una canzoncina orecchiabile e dalla struttura semplicissima cominciò a monopolizzare tutte le radio, trasformandosi rapidamente in un tormentone nazionalpopolare in piena regola. Del resto, i presupposti per il successo c’erano tutti: il testo del brano riprendeva tutti i tópoi tipici della più classica delle hit da “estate italiana” (la terra, il cielo, il sole, l’amore, i baci), supportati da una melodia accattivante, dominata dalle chitarre acustiche e accarezzata da dei delicatissimi fiati in sottofondo.
La canzone si intitolava Tre parole, singolo di debutto di una cantautrice 31enne sconosciuta ai più, Valeria Rossi: vinse il premio “rivelazione” del Festivalbar di quell’anno. Al tempo, tutti prefiguravano per la giovane Rossi un futuro da generatrice automatica di tormentoni estivi – insomma, una sorta di Fabio Rovazzi ante litteram, ma senza un mecenate di primo piano come Fedez alle spalle.
Le cose, però, non andarono esattamente così: Valeria Rossi scomparì dai riflettori, trovando rifugio nel pubblico impiego e nella grigia burocrazia – ha trovato lavoro nel Municipio di Monza nell’ufficio anagrafe e protocollo – i problemi che la cantautrice ha riscontrato nel cozzare con il mancato raggiungimento della consacrazione musicale sono al centro di un libro-intervista pubblicato da Effequ lo scorso anno, Tre parole dopo. Riflessioni intorno al successo.
Nel 2018, dopo aver lavorato sporadicamente come paroliera e autrice televisiva, è entrata a far parte della stretta cerchia di concorrenti del talent show di Rai 1, condotto da Amadeus, Ora o mai più, sotto la guida della “maestra” Orietta Berti.
Nel 2020, invece, in una vera e propria apoteosi di revivalismo, ha pubblicato il singolo Grisbi Summer Mania in collaborazione con il gruppo spagnolo Las Ketchup – sì, quelle di Aserejé.
Oggi Rossi è pronta per imprimere l’ennesima svolta narrativa a quel romanzo post-moderno che è la sua vita: l’ascesa in politica. La cantante ha infatti deciso di candidarsi al consiglio comunale per MonzAttiva, la lista civica che sostiene la candidatura del candidato del centrosinistra Paolo Pilotto, con una piattaforma improntata all’ecologismo e alla giustizia sociale. «Abito a Monza da alcuni anni e la amo, ho sempre apprezzato la partecipazione attiva dei cittadini», ha dichiarato al Corriere della Sera. «Per queste elezioni ho ricevuto diverse proposte e alla fine ho deciso di impegnarmi con MonzAttiva, forte della mia esperienza all’interno di un’amministrazione pubblica».
Insomma, dalle istruzioni per muovere le mani a quelle per muovere le masse è un attimo: in bocca al lupo, Valeria.