Il pianeta Terra è più triste senza David Bowie, la più grande rockstar che sia mai caduta su questo o qualsiasi altro mondo. È stato il vagabondo più sexy ed elegante, la stella più bella, quello che ha gridato: «Non sei solo» a un palazzetto pieno dei ragazzi più soli del mondo. È stato l’artista rock più umano e più alieno, ha guardato in faccia la persona strana e ha parlato al freak che c’è in ognuno di noi. Ha fissato i vostri occhi di teenager irrequieti per assicurarvi che avete strappato il vostro vestito e che la vostra faccia fa schifo, ed è esattamente per questo che avete avuto successo. Qualunque Bowie abbiate amato di più, l’uomo delle stelle glam, il delicato cantante di ballad o l’arciduca di Berlino, lui vi ha fatto sentire più liberi e più coraggiosi ed è per questo che dopo aver sentito cantare Bowie il mondo intero si è sentito diverso. La sua astronave ha sempre saputo dove andare. Il mondo è rimasto scioccato alla notizia della sua morte, il 10 gennaio 2016, solo due giorni dopo aver festeggiato il suo 69esimo compleanno pubblicando il suo ultimo capolavoro, Blackstar.
Un album che a sua volta era stato una sorpresa: annunciato in autunno, lanciato con un pezzo incredibile lungo 10 minuti, aveva ispirato una nuova ondata di amore nei confronti di Bowie. Quello che nessuno di noi sapeva, a parte lui, era che era arrivata la fine. Gli era stato diagnosticato un cancro, a novembre aveva scoperto che era terminale, ma aveva ancora molti progetti e voleva fare molta musica nel tempo che gli restava da vivere. Mentre tutti stavano ancora festeggiando la sua ultima creazione, è arrivata la notizia che se ne era andato in pace, circondato dalla sua famiglia. Molti di noi erano convinti che sarebbe sopravvissuto, perché in fondo era sopravvissuto a molte altre incarnazioni di David Bowie.
Questo speciale è una celebrazione della sua vita e della sua musica, il fantastico viaggio di un artista che ha passato 50 anni cercando nuovi modi per sorprenderci e per sfidare la nostra idea di ciò che è possibile. È stato il maestro definitivo del reinventarsi nel rock&roll e ha tenuto sempre il suo pubblico sulle spine a chiedersi quale nuova incarnazione di Bowie sarebbe arrivata dopo, mentre passava da una maschera all’altra. Il figlio dei fiori folk, che suona la chitarra acustica cantando Space Oddity, il crooner ambiguo di Hunky Dory, il maschio glitter rock con i capelli arancioni di Ziggy Stardust e Aladdin Sane, il soul man immerso nel suono di Philadelphia di Young Americans, il Duca Bianco sperimentale ed elettronico della Trilogia Berlinese, la superstar dissoluta degli anni ’80 che balla Let’s Dance, il re dei Goblin di Labyrinth, il frontman barbuto dei Tin Machine, L’Uomo che cadde sulla Terra, il vecchio saggio e sapiente, la celebrità che giudica la sfida tra i modelli in Zoolander, quale di questi personaggi è il vero David Bowie? La risposta è: tutti. Quest’uomo ha deciso di provare tutto, e nelle pagine che seguono leggerete dei suoi capolavori e dei suoi insuccessi, degli esperimenti coraggiosi e dei disastri, delle idee che hanno funzionato e di quelle che sono andate terribilmente male. Fa tutto parte del mito di Bowie. Era sempre pronto a rischiare e a lanciarsi verso l’ignoto, anche a costo di cadere faccia a terra. Probabilmente non esiste al mondo un fan di Bowie che possa dire di aver amato tutte le sue differenti fasi, forse nemmeno lui stesso lo direbbe. Ma qualunque sia il vostro Bowie preferito, sappiate che lui (o lei) ha sempre qualcosa in comune con tutti gli altri. Ci ha avvertito da subito: gli interessava solo il cambiamento, c-c-c-changes.
Bowie è uscito un po’ di scena negli anni Duemila. I fan pensavano che avesse trovato un modo di ritirarsi con stile, scivolando finalmente nella vita privata che si meritava di vivere. Molti pensavano che non avrebbe più fatto dischi. Nel gennaio del 2013, ancora nel giorno del suo compleanno, ci ha sorpreso la prima volta con una ballad magnificamente sincera intitolata Where Are We Now? e la notizia di un nuovo album in arrivo, The Next Day. L’ultimo anno sulla Terra lo ha passato lavorando a ★, che secondo il suo produttore Tony Visconti è il suo «regalo di addio». Sapendo che si avvicinava la fine, Bowie si è ributtato nella carriera musicale, facendo di The Next Day e Blackstar i suoi album di addio, gli ultimi di una lunga carriera. Nessuna rockstar ha mai lasciato un testamento come questo (senza contare l’eccellente musical off-Broadway Lazarus che ha debuttato nel 2015). Da grande innovatore ha trovato il modo di salutarci e darci la buonanotte. Ci ha regalato una carriera lunga 50 anni senza momenti prevedibili. Celebriamolo. Watch that Man.