Mentre New York e gli stati circostanti sono potenzialmente vicini a una quarantena forzata, David Byrne ha scritto un editoriale sull’isolamento e su “quello che ci tiene connessi quando la presenza fisica non può farlo”. Una versione ridotta dell’articolo è stata pubblicata sul Wall Street Journal, mentre la versione integrale è sul magazine online del cantante, Reasons to Be Cheerful.
“È ironico, mentre la pandemia ci costringe a separarci, ci mostra anche quanto siamo intrinsecamente connessi”, scrive Byrne. “Rivela i tanti modi in cui le nostre vite si intersecano senza che ce ne accorgiamo. E ci mostra quanto labile diventa la nostra esistenza quando cerchiamo di abbandonare quelle connessioni e ci allontaniamo uno dall’altro. Assistenza sanitaria, razza, disuguaglianza, il clima – siamo tutti sulla stessa barca, e fa acqua”.
“I virus non rispettano le frontiere”, continua Byrne. “Entrano anche con gli screening e le restrizioni agli spostamenti. Forse meno, ma passano lo stesso. E finché non ci sarà un vaccino, nessuno è immune”.
Byrne, poi, si è concentrato su come alcune città hanno risposto alla pandemia. A Vo, in Veneto, uno dei primi focolai italiani, la città è passata immediatamente al lockdown, ha fatto il test a tutti i residenti e ha messo in quarantena gli infetti finché i contagiati non si sono azzerati. A Taiwan, il GPS e il satellite controllavano che le persone in isolamento restassero in casa. In entrambi i casi, la libertà personale è stata temporaneamente sospesa per ragioni di sicurezza nazionale.
“Abbiamo già cambiato il nostro comportamento in passato. Ignaz Semmelweis veniva deriso quando, a metà del 19esimo secolo, ha detto che i dottori che lavavano le mani prima di lavorare con i pazienti salvavano delle vite. Dopo la sua morte, altri studiosi dei germi come Pasteur e Lister ci hanno mostrato quanto avesse ragione, e la procedura è stata adottata da tutti. I medici, e tutti noi, hanno cambiato le cose volontariamente, senza costrizioni. È diventata una norma sociale”.
“Quello che sta succedendo adesso è un’opportunità per imparare a cambiare il nostro comportamento. Negli ultimi decenni molti di noi hanno smesso di credere nel valore del bene collettivo. Ma in un’emergenza queste cose cambiano rapidamente”.
“Forse siamo troppo avanti per testare tutti gli asintomatici”, ha concluso Byrne, “ma cambiare la nostra mentalità, il modo in cui vediamo i vicini, potrebbe gettare le basi per l’azione collettiva di cui avremo bisogno per affrontare altre crisi globali. Il momento in cui scopriamo di essere tutti connessi è arrivato”.