50 Cent; dj Khaled; Lil’ Wayne; Prodigy; Eminem; RZA; Dr. Dre… La lista è quella dei rapper e producer americani che a un certo punto della loro carriera hanno scritto un libro, e potrebbe continuare ancora a lungo. Quando abbiamo cominciato a lavorare al libro di Sfera Ebbasta, negli USA era appena stata annunciata l’uscita dell’autobiografia di Gucci Mane, uno dei suoi maggiori riferimenti artistici, nonché uno di quelli da cui non ti aspetteresti mai un libro. In un certo senso, l’abbiamo presa un po’ come un segno del destino: anche nel caso di Sfera quasi nessuno si sarebbe aspettato di leggere qualcosa scritto da lui, e invece eccoci qui, pronti a invadere gli scaffali delle librerie italiane. Letteralmente: in pochi minuti dall’apertura del preorder online, migliaia di persone avevano già prenotato la propria copia.
ZERO – che è anche il titolo di un pezzo di Sfera Ebbasta, quello in cui racconta come lui e Charlie Charles sono partiti da zero per puntare verso l’infinito e oltre – è un progetto particolare, perché dà voce a un personaggio che di solito non ama parlare molto di sé. Chiunque abbia avuto occasione di intervistarlo sa che è uno di poche parole, o meglio, che le parole preferisce metterle nelle sue strofe, come molti altri rapper prima di lui. Anche io, devo ammetterlo, partivo con un po’ di timori. Lavoro in ambito hip hop da sempre, ma parlare di hip hop è come parlare di rock, un universo sconfinato e pieno di sfumature in cui esistono più eccezioni che regole. E Sfera e Charlie sono decisamente le eccezioni che confermano la regola: musicalmente riescono a farsi capire e apprezzare dai fanatici della trap, dagli amanti del pop, dagli over 30 cresciuti con il rap anni ’90 come me. E noi tutti, dall’editore Mondadori Electa al team di Thaurus, fino a Corrado “Mecna” Grilli che ha curato il progetto grafico, ci tenevamo che questo libro rispecchiasse in pieno la loro personalità. All’inizio avevamo pensato a un volume fotografico, una specie di documentario che raccontasse Sfera per istantanee, dagli inizi ad oggi. Man mano che ci lavoravamo, però, le parole di Sfera acquistavano sempre più importanza rispetto alle immagini. Uno dei primi a preannunciarmi che sarebbe successo era stato Marracash, che lo conosce molto bene, avendolo reclutato due anni fa per Roccia Music: “Anche se da fuori potrebbe sembrare il contrario, è un ragazzo davvero intelligente e umile, che ha tante cose da dire e una visione molto chiara del mondo che lo circonda. Se gli date la possibilità di esprimersi al meglio vi stupirà, vedrai”.
E in effetti così è stato. Il risultato è un libro in cui si racconta a 360°, approfondendo tutto ciò che per lui conta davvero. Gli inizi, difficili come quelli di pochi altri; la determinazione nel voler diventare un rapper; l’incontro con Charlie e l’invenzione della trap italiana, che ormai è un’etichetta che gli sta stretta; l’ascesa e il suo rapporto con il successo; l’ambizione di uscire dai confini del nostro paese. E ancora, il rapporto con la moda, i media, i fan, i colleghi… A parlare non è solo Sfera, ma anche le persone che gli sono più vicine, da sua mamma allo stesso Charlie, da Marracash e Shablo, dagli amici d’infanzia ai registi che hanno lavorato con lui nei video più iconici.
Soprattutto, ZERO spiega molto bene il perché tutti i suoi coetanei vorrebbero essere Sfera, ma è praticamente impossibile che lo diventino: per arrivare dove lui è arrivato ci vuole uno sbattimento e una determinazione di cui, guardandolo dall’esterno, emerge solo la punta dell’iceberg. Non è una biografia, perché in fondo non ha ancora neppure compiuto 25 anni; è il capitolo zero della sua storia. Ed è anche un piccolo, ma significativo passo avanti in ambito editoriale. Come succede in America quando si realizzano volumi del genere, infatti, ZERO è stato curato e realizzato interamente da un team di persone che si occupano di rap da sempre; ed è proprio ai migliori volumi illustrati americani che ci siamo ispirati, da quello che commemora la storia di Def Jam a Reincarnated di Snoop Dogg, passando per il monumentale Hip Hop Raised Me di dj Semtex. Ci abbiamo lavorato per mesi, nelle situazioni più impensabili; in hangover e col jet lag dopo concerti internazionali, sul balcone di casa di Sfera, nei bar di un centro commerciale di periferia bersagliati da ragazzini che chiedevano una foto a Charlie. Personalmente credo di essere uscita da un paio di questi incontri mezza fatta per via del fumo passivo, ma quella è un’altra storia, che magari racconteremo in un altro libro. Qualcosa ci dice che ci sarà ancora tanto da scrivere, in futuro.