Esce tra pochissimo L’età straniera, il singolo con cui debutta il progetto Piume. Un’idea insolita, ovvero una band-non-band dietro cui si cela un collettivo di artisti, tra musicisti, fotografi e scrittori.
In questo primo capitolo, infatti, sono stati coinvolti dieci scrittori, ognuno con una storia per dare voce alla massima libertà espressiva e tematica, anche se nessuno tra loro ha mai scritto una canzone prima di questa avventura artistica. L’età straniera, infatti, è il primo di dieci brani che usciranno fra novembre 2019 e maggio 2020.
Questo primo tassello del progetto Piume, L’età straniera, è stato scritto da Marina Mander, ed è ispirato al suo ultimo romanzo omonimo, selezionato tra i dodici finalisti del Premio Strega. «Quando mi è stato proposto di scrivere una canzone, ero immersa nella revisione del mio ultimo romanzo L’età straniera (Marsilio, 2019)», ha commentato la scrittrice. «Così, mi è venuto naturale cercare di dare voce, seppur con un altro mezzo mai sperimentato prima, a uno dei due protagonisti: un ragazzino rumeno che si prostituisce, al suo dolore e al suo sudore di giovane migrante costretto a vendersi dalla miseria lungo le strade di Milano. E al disprezzo per i clienti che aiuta a sopravvivere, al desiderio di ribellarsi e scappare per non annegare nell’asfalto, al prezzo del corpo e dei sogni»
In cima all’articolo trovate un piccolo teaser del brano mentre qui sotto il testo completo.
“L’età straniera”
Tu guardi e passi e vai
o rallenti appena puoi
mi chiedi cosa vuoi
ti chiedo non lo sai.
Cento chilometri di vita
e un oceano di strada
un tuffo nell’asfalto
una ferita a ogni assalto
dico cento
poi mi pento
mille potrebbero bastare
per dimenticare
il tuo odore e il mio sudore.
Cento okey cento
cento per sognare
cento per migrare
cinquanta per stare solo a guardare.
Con la bocca ingoio il mare
senza muovermi senza nuotare
tocco il fondo con un dito
del cielo nero e impoverito
sbatte la portiera sulla nostra età straniera.
Dico cento
poi mi pento
mille potrebbero bastare
per respirare
e galleggiare nel mio sudore
cento okey cento
cento per sognare
duecento in piazza Trento
cinquanta per stare solo a guardare.
Che pena triste amico
nemico che paghi per godere
senza sapere che nel catrame
è facile annegare
che il corpo è nudo
ma l’anima non si fa toccare.
La tua faccia che inizia a sanguinare
cola un alito sul finestrino
ma sono già lontano
io sono già lontano.
Dico cento
poi mi pento
mille potrebbero bastare
per respirare
e galleggiare nel mio sudore.
Cento, okey, cento
cento per partire
cento per colpire
cinquanta per stare solo a guardare.
Tu guardi e passi e vai
o rallenti appena puoi
mi chiedi cosa vuoi
ti chiedo non lo sai.
Sbatte la portiera sulla nostra età straniera.