Cissy Houston è morta ieri nel New Jersey. La cantante gospel, madre dei Whitney Houston, aveva 91 anni.
Affetta da Alzheimer, era ricoverata in un hospice. «Era la mostra matriarca», scrive la nuora Pat Houston. «Mother Cissy è stata una presenza forte e importante nelle nostre vite, una donna di fede e convinzioni profonde che aveva a cuore la famiglia, il ministero, la comunità. La sua carriera che copre oltre sette decenni rimarrà per sempre nei nostri cuori».
Nata Emily Drinkard il 30 settembre 1933, era la più giovane di otto figli. Ha mosso i primi passi nel mondo della musica nel 1938 come parte del gruppo vocale dei Drinkard Four con la sorella Anne e i fratelli Larry e Nicky. Negli anni ’60 ha sposato in seconde nozze John Houston Jr, da cui ha divorziato nel ’90. Dal loro legame è nata Whitney.
Ha fatto parte delle Sweet Inspirations, gruppo vocale che ha lavorato tra gli altri con Otis Redding e Dionne Warwick (nipote di Cissy Houston). Le loro voci sono presenti in incisioni celebri tra cui Brown Eyed Girl di Van Morrison, Burning of the Midnight Lamp di Jimi Hendrix, Ain’t No Way di Aretha Franklin. Il loro maggiore successo è Sweet Inspiration del 1967. Houston ha fatto parte del gruppo vocale che accompagnava Elvis Presley nella sua residency a Las Vegas nel 1969.
Dopo il primo album come solista Presenting Cissy Houston datato 1970, è passata dal soul, all’R&B, al gospel alla disco vincendo due Grammy nella categoria Best Traditional Soul Gospel Album, uno per Face to Face nel 1997, l’altro per He Leadeth Me nel 1999. Non ha smesso di cantare per altri. Si calcola che sia presente in oltre 600 registrazioni, da Paul Simon a Beyoncé. Per oltre mezzo secolo è stata Minister of Music presso la New Hope Baptist Church di Newark, nel Jersey.
Per molti era anzitutto la madre di Whitney Houston. È presente tra le altre cose nei video di Greatest Love of All e I’m Every Woman ed è apparsa nel film di Penny Marshall Uno sguardo dal cielo che ha aveva come protagonista la popstar.
Dopo la morte di Whitney avvenuta nel 2012, la madre è diventata in qualche modo la depositaria e la protettrice della memoria della figlia. Non ha risparmiato critiche ai film e documentari che, secondo lei, ne hanno travisato la vita e nel 2013 ha detto la sua nel libro Remembering Whitney: My Story of Life, Loss, and the Night the Music Stopped.
Ha scritto altri due libri sul rapporto con la musica e la religione, ovvero He Leadeth Me e How Sweet the Sound: My Life With God and Gospel. «Molte cose che ho fatto sono arrivate in un periodo tardo della mia vita», diceva nel 1998 alla rivista Jet, «è come se fosse iniziata una seconda carriera. Non ho rimpianti per il modo in cui ho deciso di vivere, sono orgogliosa di quel che sono diventata».