È morta Giovanna Marini, una delle voci più vive e autorevoli nel recupero della tradizione popolare della musica italiana. Aveva 87 anni. Il pubblico diciamo così pop la conosce per aver cantato nel 1982 in L’abbigliamento di un fuochista di Francesco De Gregori, dall’album Titanic, e per avere pubblicato con lui nel 2002 Il fischio del vapore, album interamente dedicato al repertorio popolare italiano e premiato con un disco di platino.
«Saremo per sempre riconoscenti a Giovanna Marini, per il suo lavoro di ricerca prezioso ed anche coraggioso. Perdiamo un’autentica cantastorie», ha scritto sui social Angelo Branduardi. Diplomata in chitarra al Conservatorio di Santa Cecilia, ha dedicato una vita al recupero della tradizione orale della nostra musica, canti sociali e non andati perduti e riportati al pubblico con un lavoro di ascolto, trascrizione, arrangiamento. Nel 1958 l’incontro con Pier Paolo Pasolini, che le dice che «le canzoni non si trovano sui libri». Diventerà una specie di mantra.
Il primo spettacolo importante a cui prende parte è Bella ciao del 1964 dedicato al canto politico e sociale. Partecipa all’avventura del Nuovo Canzoniere Italiano dove confluiscono cantautori di sinistra, da Ivan Della Mea e Paolo Pietrangeli, e allo stesso tempo è vicina al mondo degli interpreti che recuperano la tradizione contadina come Giovanna Daffini o il Gruppo di Piadena. L’idea di salvare canzoni dall’oblio, e farne anche strumento politico in un periodo cruciale della storia d’Italia, la porta a raccogliere e studiare canti di tradizione orale con l’Istituto Ernesto De Martino.
Collabora con Dario Fo, che cura la regia di un altro spettacolo importantissimo a cui Marini prende parte, Ci ragiono e canto, scrive pezzi originali che porta sui palchi, fonda la Scuola Popolare di Testaccio a Roma. Parallelamente, insegna etnomusicologia applicata al canto di tradizione orale e scrive per cinema e teatro.
«La canzone è di tutti, dà voce a chi non ne ha», diceva due anni fa a Rai News presentando il documentario di Chiara Ronchini sulla sua attività Giovanna, storie di una voce. La descrivono tutti come un’instancabile raccoglitrice di storie e musiche. «Cerco una foto di Giovanna e le trovo tutte con la chitarra», ha scritto Ascanio Celestini dopo la notizia della morte. La canzone per lei era l’espressione più immediata di idee e sentimenti delle persone e per questo prestava attenzione ai significati delle musiche che vengono dal basso, collaborando sia con artisti affermati che con piccoli gruppi teatrali, senza fare alcuna distinzione. «Cercavo i suoni» diceva «ho trovato le persone».