È morta Tina Turner. «La regina del rock’roll», si legge in una dichiarazione della famiglia, «è morta in pace oggi all’età di 83 anni dopo lunga malattia nella sua casa di Küsnacht, vicino a Zurigo. Con lei, il mondo perde una leggenda della musica e una role model».
Fin dall’epoca delle performance col marito Ike Turner, è stata una voce formidabile e disinibita della musica black. La sua influenza sui cantanti rock, soul e rhythm & blues è incommensurabile e va da Mick Jagger a Beyoncé.
Aveva una presenza scenica unica e, specie nella fase matura della carriera, dopo essersi liberata dall’influenza di Ike e avere riacciuffato il successo, è diventata modello di ruolo e simbolo di sopravvivenza e cambiamento.
«Non voglio dipendere da un uomo per il mio sostentamento», diceva all’epoca. «Non voglio più avere paura. Pensavo di dovermi sposare per ottenere quel che volevo nella vita, ho scoperto che potevo averlo da sola e questa cosa mi è piaciuta».
I ’90 sono il decennio della conferma. Nel 1993 I, Tina diventa il film What’s Love Got to Do with It con Angela Bassett nel ruolo principale e Laurence Fishburne nei panni di Ike. Seguiranno altri Grammy, per Better Be Good to Me, collaborazioni, un ultimo album nel 1999, Twenty Four Seven. Tra il 2008 e il 2009 è in tour per il 50esimo anniversario della carriera e diventa oggetto del musical Tina basato sulla sua vita. E però il racconto continuo della sua vita e del periodo trascorso con Ike in film, musical e documentari ha un prezzo: dover rivivere quei traumi e sentirsi chiedere continuamente di Ike anche dopo la morte di lui avvenuta nel 2007.
Turner ha vissuto prima in Germania e poi in Svizzera col discografico tedesco Erwin Bach. Tre settimane dopo il matrimonio avvenuto nel 2013 ha avuto un ictus. Ha avuto un cancro all’intestino. A causa di un’insufficienza renale, Bach ha donato un rene alla moglie nel 2017. «Incredibilmente», scriveva nel libro di memorie del 2018 My Love Story, «considerando quanto tempo eravamo stati insieme, c’era ancora chi pensava che Erwin m’aveva sposata per i soldi e per la fama».
Nel 1986, ripensando alla connessione creata col pubblico, diceva che «le mie canzoni sono un po’ la vita di tutti quelli che m’ascoltano. Devo cantare cose in cui la gente può riconoscersi. E là fuori ci sono delle persone violente. Il mondo non è perfetto e tutto questo finisce nella mia performance».