Claudio Lolli si è spento oggi a 68 anni dopo una lunga malattia. Cantautore, ma anche scrittore, poeta e professore al liceo, Lolli – bolognese affezionatissimo alla sua città – è stato la voce di una generazione, uno degli artisti più impegnati del panorama musicale italiano. Veniva spesso definito il “cantore del Movimento del 1977”, ma era una definizione che non gli piaceva.
Nella sua carriera durata oltre trent’anni ha prodotto una ventina di album, affrontando i temi più svariati: politica, cultura, società. Il primo disco, Aspettando Godot, è del 1972 e dimostrò come in quel momento le etichette volessero scommettere su artisti di protesta. Ma probabilmente è Ho visto anche degli zingari felici (1976) il suo capolavoro, dove trattava questioni attualissime come il terrorismo, l’emarginazione e il femminismo.
Dopo anni di assenza dalle scene, nel 2017 Lolli ha vinto la Targa Tenco per il “Miglior album dell’anno” con il suo ultimo lavoro, Il grande freddo, nato grazie a un crowdfunding sul web.