È morto Damo Suzuki. Il cantante e musicista, che ha legato il proprio nome a quello dei Can e non solo, aveva 74 anni. Non è stata resa nota la causa della morte. Si sa che nel 2014 gli era stato diagnosticato un tumore al colon.
Ne ha dato notizia ieri la Spoon Records, etichetta della band tedesca con la quale Suzuki aveva registrato dischi fondamentali, pur avendo fatto parte della formazione per pochi anni: «È con grande tristezza che annunciamo la morte del nostro meraviglioso amico Damo Suzuki avvenuta ieri, venerdì 9 febbraio 2024».
«La sua sconfinata energia creativa ha toccato tantissime persone in tutto il mondo, non solo con i Can, ma anche con il suo Network Tour mondiale. Ci mancheranno la sua anima gentile e il suo sorriso».
Nato in Giappone, trasferitosi in Europa, suona per strada a Monaco di Baviera e lì viene notato da Jake Liebezeit e Holger Czukay dei Can che lo coinvolgono nel gruppo per sostituire Malcolm Mooney. Con loro ha inciso per intero tre dischi, tutti fondamentali, Tago Mago del 1971, Ege Bamyasi del 1972 (quello di Vitamin C) e Future Days del 1973, con uno stile canoro a dir poco anticonvenzionale.
Dopo aver lasciato il gruppo, si è tenuto lontano dalla musica per una decina di anni la musica ed è diventato testimone di Geova, per poi tornare a dedicarsi a vari progetti musicali come Damo Suzuki’s Network e Damo Suzuki Band. È rimasto sempre fedele alla sua natura di sperimentatore giramondo e di musicista improvvisatore. Nel 2019 ha pubblicato il libro biografico con Paul Woods I Am Damo Suzuki.
Ha avuto stretti legami con l’Italia. Il regista Francesco Di Loreto ha documentato in Neverending cinque anni di performance e viaggi di Suzuki, che nel 2011 ha pubblicato l’album Sette modi per salvare Roma frutto di una serie di concerti nel nostro Paese con Manuel Agnelli, Xabier Iriondo, Erico Gabrielli e Cristiano Calgagnile.
Il documentario integrale: