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RIP

È morto Garth Hudson di The Band

Aveva 87 anni. Con Bob Dylan e i compagni Robbie Robertson, Levon Helm, Richard Manuel e Rick Danko ha costituito una delle accoppiate solista-gruppo più forti di sempre. Era l’ultimo membro della formazione storica ancora in vita

Foto: Michael Putland/Getty Images

È morto Garth Hudson, tastierista (e non solo) della Band, polistrumentista apprezzato e chiamato anche da musicisti delle successive generazioni. Aveva 87 anni. Non è nota la causa del decesso avvenuta stamattina al Ten Broeck Center for Rehabilitation & Nursing, nello Stato di New York. «È morto serenamente», ha detto l’amico e produttore Jan Haust.

È stato uno dei tastieristi più inventivi della storia del rock. Nato nel 1937 a London, Ontario, figlio di musicisti, ha cominciato a suonare l’accordion in una band a soli 12 anni. Dopo aver frequentato il Conservatorio di Toronto, ha scoperto il rock ed è entrato a far parte dei Capers, suonando piano e sax coi musicisti che si esibivano in città e avevano bisogno di accompagnamento, tra cui Johnny Cash e Bill Haley.

La svolta è arrivata entrando nella backing band di Ronnie Hawkins coi musicisti coi quali fonderà The Band, ovvero Levon Helm, Richard Manuel, Rick Danko e Robbie Robertson. Era tra i cinque il musicista più preparato, ha detto quest’ultimo. Grazie a lui, ha scritto Helm nell’autobiografia, «abbiamo cominciato a pensare di essere la band migliore al mondo».

Gli Hawks, così si chiamavano all’epoca, sono poi passati dall’accompagnare Hawkins a diventare spalle di Bob Dylan. Dopo il suo incidente in moto, si sono trasferiti a Woodstock in una casa soprannominata Big Pink, che darà il titolo al loro primo album. In quel periodo il loro stile radicato nella tradizione è l’opposto della scena psichedelica nata dall’altra parte degli Stati Uniti e ben diverso dai suoni metropolitani di New York. Durante le session a ruota libera con Dylan a Big Pink sono nati i leggendari Basement Tapes.

Se molti colleghi organisti suonavano l’Hammond B-3, Huston preferiva un Lowrey che modificava di continuo e che si può ascoltare in Music from Big Pink, in particolare in Chest Fever, che citava la Toccata e Fuga in Re minore di Bach e spaziava dal jazz al rhythm & blues. Altrove suonava il clavinet Hohner col pedale del wah-wah (Up on Cripple Creek). A quel punto, il gruppo aveva trovato un nome semplice ed efficace: erano la Band.

Dopo il concerto d’addio del gruppo nel 1976, immortalato in un album dal vivo e nel film di Martin Scorsese The Last Waltz, Hudson si è trasferito in California con la moglie continuando a suonare, negli anni ’80 anche con la riunita Band (senza Robertson). È poi tornato a Woodstock nel 1991, dove ha continuato a suonare con band locali e ammiratori più giovani di lui come Wilco, Norah Jones, Neko Case, Doug Paisley. Ha pubblicato il primo album a proprio nome solo nel 2001, The Sea to the North.

Come altri membri della Band, ha avuto seri problemi economici ed è andato in bancarotta più volte. Nel 2013 chi gli aveva affittato un magazzino ha messo in vendita molti dei suoi beni prima d’essere fermato da un’ordinanza del tribunale. Eppure Hudson non ha mai mostrato amarezza per la sua sorte, nemmeno dopo aver venduto i diritti sulle registrazioni della Band a Robertson. Né ha smesso di suonare, continuando anzi a migliorare. Come ha scritto nel 2001 il critico e dylanologo di fama Greil Marcus, quando Garth Hudson suonava riusciva ad essere «dappertutto nello stesso tempo».

Da Rolling Stone US.

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