È morto il grande vibrafonista jazz-funk Roy Ayers | Rolling Stone Italia
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È morto il grande vibrafonista jazz-funk Roy Ayers

Il musicista di ‘Everybody Loves the Sunshine’ e ‘Running Away’ aveva 84 anni. Ha aperto la strada e influenzato acid jazz, neo soul, jazz-rap. Le sue incisioni sono tra le più campionate dagli artisti hip hop

È morto il grande vibrafonista jazz-funk Roy Ayers

Roy Ayers

Foto: David Redfern/Redferns

È morto Roy Ayers, uno dei grandi vibrafonisti jazz-funk. Aveva 84 anni. La famiglia informa sui social che è scomparso il 4 marzo a New York «dopo lunga malattia».

Partito dall’hard pop, a inizio anni ’70 Ayers è stato uno campioni della fusion coi suoi Roy Ayers Ubiquity. Ha compiuto una rivoluzione dolce all’interno del genere enfatizzando i caratteri soul e funk, le tessiture strumentali e le parti ritmiche, una formula che gli ha permesso di diventare noto anche fuori dalla cerchia degli amanti del jazz, centrando alcune hit nelle classifiche R&B americane, da Running Away del 1977 a Hot del 1985.

I suoi pezzi erano perfetti per diventare materia di campionamento anni dopo, quando l’hip hop ha cominciato a saccheggiare i vecchi dischi, vedi il caso di Everybody Loves the Sunshine campionata in My Life di Mary J. Blige. Sample della sua musica si trovano anche nei repertori di Dr. Dre, Kendrick Lamar, A Tribe Called Quest, Kanye West, Common, Tyler the Creator e altri.

Everybody Loves The Sunshine

Nato a Los Angeles il 10 settembre 1940, Ayers è cresciuto in una famiglia di musicisti. Ha scoperto il vibrafono a 5 anni, vedendo la big band di Lionel Hampton, e ha cominciato a suonarlo a 17. Mentre studiava teoria al Los Angeles City College, la praticava nei nightclub.

Il suo nome appare per la prima volta su un disco del sassofonista Curtis Amy, il primo album a suo nome è datato, West Coast Vibes. Comincia a farsi conoscere in po’ di più entrando nel 1966 nella band del flautista Herbie Mann, che a fine anni ’60 gli produce tre album che lo spingono in territori più vicini al funk.

Messo sotto contratto dalla Polydor, nel 1970 pubblica Ubiquity, album che dà anche il nome alla sua band la cui musica jazz-funk è perfetta tanto per il filone dei film blaxploitation (vedi la colonna sonora di Coffy 1973), sia per le classifiche affamate di novità. E così a metà anni ’70 trova un suo stile peculiare e pubblica, nel 1976, quello è forse il suo album più importante, Everybody Loves The Sunshine, ripreso da generazioni di produttori e rapper cresciuti con la sua musica.

Roy Ayers - Running Away

Ayers ha continuato a suonare mentre il culto attorno ai suoi vecchi dischi andava consolidandosi. Negli anni ’90, in particolare, nuovi filoni hanno trovato ispirazione nelle sue vecchie incisioni: acid jazz, neo soul, jazz-rap. Lo si ritrova ad esempio in Jazzmatazz Vol. 1 di Guru del 1993, disco pionieristico nella fusione tra rap e jazz. Undici anni dopo nel suo Mahogany Vibe sono apparse le regine del neo soul Erykah Badu e Betty Wright.

Mahogany Vibe è anche il suo ultimo album. Non ha smesso di suonare e confrontarsi con musicisti più giovani. Lo si ritrova ad esempio in Find Your Wings di Tyler, The Creator. Cinque anni fa ha partecipato a Roy Ayers JID002, secondo album in cui Adrian Younge e Ali Shaheed Muhammad rendono omaggio ai jazzisti che li hanno influenzati.

Da Rolling Stone US.

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