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È morto Rick Buckler, il batterista dei Jam

Aveva 69 anni. Il decesso l’altro ieri. I ricordi dei compagni di band Paul Weller e Bruce Foxton

È morto Rick Buckler, il batterista dei Jam

Rick Buckler

Foto: Richard E. Aaron/Redferns

È morto Rick Buckler, il batterista dei Jam, il trio anni ’70/’80 di Paul Weller. Aveva 69 anni.

«La scomparsa di Rick» ha scritto ieri Weller «mi sconvolge e rattrista. Ripenso alle prove che facevamo nella mia camera da letto a Stanley Road, Woking. Ai pub e ai club in cui suonavamo da ragazzi, fino realizzazione di un disco. Che viaggio! Siamo superato tutti i nostri sogni, quel che abbiamo fatto assieme resiste alla prova del tempo».

Anche il bassista del gruppo Bruce Foxton ha reso omaggio all’ex compagno dicendosi «sconvolto e affranto dalla triste notizia che mi è giunta oggi». Buckler era «un bravo tipo e un gran batterista i cui pattern innovativi hanno contributo al nostro stile. Sono contento di avere avuto la possibilità di lavorare con lui per tanto tempo».

La famiglia del batterista ha rilasciato un comunicato alla BBC scrivendo che Buckler «è morto serenamente lunedì sera dopo una breve malattia circondato dalla famiglia».

Nati nel 1972, quando Weller, Foxton e Buckler frequentano ancora la scuola, i Jam hanno debuttato nel 1977 con l’album In the City. Hanno avuto la bellezza di 18 singoli consecutivi nella Top 50 britannica, da That’s Entertainment a Going Underground, Start!, Town Called Malice, Beat Surrender, per citarne qualcuno.

Dopo la fine del trio Buckler ha suonato con i Time UK e con gli Sharp, ma ha finito per diradare l’attività di musicista per dedicarsi alla produzione e alla gestione del suo studio di registrazione. Si è tornati a parlare di lui nel 2005 come membro dei Gift, band che prendeva il nome dal titolo dell’ultimo album dei Jam. Il gruppo ha poi cambiato nome in From the Jam e con loro ha suonato anche Foxton.

Ha raccontato la sua storia in vari libri libri tra cui The Jam: Our Story scritto con Foxton, la autobiografia That’s Entertainment: My Life in the Jam e The Jam 1982, quest’ultimo dedicato all’anno finale della band e scritto con Zoë Howe. «Nell’autobiografia» diceva «mi sono concentrato sulle cose belle successe con la band, che sono poi le stesse cose che la gente rammenta. E quindi non è stato facile affrontare il 1982 e il perché il gruppo si è sciolto».

Era orgoglioso dei Jam. «Se ne parla ancora, la gente è ancora interessata, i dischi continuano a vendere». Non c’era alcun piano dietro al gruppo, «solo essere noi stessi e diventare una grande band. Tutto qui, suonare dal vivo, andare in tour. Tutto molto semplice. E quindi il fatto che la gente ancora ascolti la nostra musica mi lascia a bocca aperta».

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