È morto Wayne Shorter. Aveva 89 anni. La notizia è stata confermata dalla sua publicist. Era uno dei giganti del jazz. Ha lasciato un segno profondo sia sul lato della composizione, sia su quello dell’improvvisazione tipica della musica afroamericana per eccellenza.
Nato a Newark, s’era fatto le ossa col be-bop ed era emerso negli anni ’60 come sassofonista tenore (ha poi suonato il sax soprano). Aveva fatto parte dei Jazz Messengers di Art Blakey e soprattutto del secondo quintetto di Miles Davis, quello con Herbie Hancock, Ron Carter e Tony Williams, diventandone figura chiave.
Il suo nome è legato anche alla fusion, che ha contribuito a plasmare non solo affiancando Davis nelle sue avventure nel suono elettrico dopo la fine del Quintet, ma anche come membro chiave dei Weather Report con Joe Zawinul. Tra i grandi album come solista si ricorda tra i tanti quello del 1966 Speak No Evil, dov’era accompagnato da un quartetto micidiale formato con Freddie Hubbard, Herbie Hancock, Ron Carter ed Elvin Jones.
Shorter era noto anche per le collaborazioni in ambito pop e rock, da Joni Mitchell agli Steely Dan, passando per Santana (in Italia, Pino Daniele per Maggio se ne va: «Mi scrisse su un foglio di musica la melodia e sotto le note ci mise una frase che non potrò mai dimenticare: “Da queste note tutti capiranno da dove vieni e il vento porterà le tue melodie in giro per il mondo”»).
Negli ultimi anni aveva lavorato con la collaborazione di Esperanza Spalding (lui autore delle musiche, lei librettista e performer) all’opera Iphigenia. A settembre 2022 è uscito il Live at the Detroit Jazz Festival in cui suonava con Spalding, Terri Lyne Carrington e Leo Genovese.