Ci sono quattro nuove canzoni di Mark Knopfler da ascoltare. L’EP, che s’intitola The Boy era stato per ora pubblicato solo in vinile per il Record Store Day ed è arrivato oggi sulle piattaforme di streaming.
Come ci ha raccontato in questa intervista, Mr Solomons Said, The Boy, All Comers e Bad Day for a Knife Thrower sono nate durante le session di One Deep River, l’album di inediti uscito ad aprile. «Sono a tema fiere, luna park, boxing booths», vale a dire i ring improvvisati nelle fiere itineranti dove le persone potevano sfidare un pugile e venire pagate se duravano tre round.
L’interesse per questi temi nasce dalle letture fatte da Knopfler sull’Inghilterra degli anni ’50 e ’60, «un periodo estremamente interessante in cui è cambiato il tessuto sociale. M’affascina anche per quel che accadeva nel settore dell’intrattenimento», che è poi uno dei temi dell’EP. «C’era in atto un cambiamento radicale nella vita notturna inglese. Dopo la rivoluzione di Castro la malavita che gestiva il gioco d’azzardo all’Avana s’è trasferita prima a Londra e poi s’espansa in tutta l’Inghilterra».
Mr Solomons Said è un soliloquio che cattura l’intreccio tra malavita e intrattenimento di cui parla Knopfler. È un mondo visto dal punto di vista di una giovane promessa, un pugile che però non è “picchiatore spaccatutto” in un ambiente spietato in cui “i vincitori vincono e i perdenti si devono arrangiare”.
In The Boy lo vediamo a Londra. Non smetterà di combattere perché “fa più soldi in quella palestra che nella bottega di un fabbro” e ama il glamour, le luci della città, il pubblico, i soldi.
All Comers ha le atmosfere folk del nord del Regno Unito tanto care al chitarrista, a partire dalla colonna sonora di Local Hero. Racconta degli sfidanti ai boxing booths, ragazzi che alle fiere hanno bevuto qualche birra di troppo e vogliono mettersi in mostra anche se non hanno mai visto un vero ring. Mai però sottovalutare il tizio che sta salendo sul ring, ammonisce il narratore. “Non è un modo facile per tirare su una sterlina, puoi fare forse tre o quattro incontri a sera, forse di più nel fine settimana”. E prega perché i ragazzi che hanno bevuto quella birra di troppo tornino anche l’anno dopo, “che non cambi mai, proprio come i vecchi amici”.
Bad Day for a Knife Trowner è il finale amaro. Si apre con una scena desolante, con la pioggia battente tiene le persone lontane dalla fiera. “Quando non riusciva a incassare un giorno di paga o altro”, canta Knofpler, “doveva trovare una soluzione, scommettere una sterlina o due contro se stesso”. È il momento della crisi. Il narratore si sente sprofondare nel fango, “è stata una brutta giornata per un lanciatore di coltelli”.
Nell’intervista che ci ha concesso Knopfler ha chiarito che non intende andare più in tour per dedicarsi alla registrazione di dischi. «Sento di essere più utile alla mia famiglia rimanendo a casa e scrivendo. C’è una cosa che quest’album ha dimostrato e cioè che posso passare più tempo a casa a scrivere e poi andare in studio e fare il disco. Sento che è un modo più produttivo di impiegare il tempo. A causa della pandemia ho finito per scrivere di più, mi sono ritrovato con più canzoni da offrire alla gente».
Non sente di dover fare neanche singoli concerti. «Intendiamoci, è una cosa che mi è piaciuto tantissimo fare, ma in questo momento preferisco che le cose restino come sono. Ho lo studio a pochi chilometri da casa, non devo viaggiare per registrare. In studio da solo o con la band non ho mai avuto una giornata no. Le cose vanno bene così».