«Non vedo l’ora di tornare a Parigi,» aveva dichiarato il frontman degli Eagles of Death Metal, Jesse Hughes, in un’intervista a fine novembre, poche settimane dopo i fatti di Parigi. L’ultimo concerto della band al Bataclan è stato bruscamente interrotto da un attacco terroristico che ha provocato la morte di più di 90 persone. Dopo due canzone al fianco degli U2 nel mese di dicembre, e dopo aver avviato Nos Amis Tour a Stoccolma, il 13 febbraio scorso, la band ha mantenuto la parola e ha suonato all’Olympia di Parigi martedì 16, una serata storica, carica di emozioni e, beh, rock’n’roll.
We love you so, so hard, Paris. Thank you all for being there with us. One of the most special shows — and days — of our lives.
Pubblicato da Eagles Of Death Metal su Martedì 16 febbraio 2016
Erano circa 900 i sopravvissuti che hanno partecipato alla manifestazione (per le vittime e per le loro famiglie l’ingresso era gratuito), alcuni di loro stanno ancora curando loro ferite fisiche ed emotive e la paura di rivivere quel 13 novembre da capo era densa, ma comprensibile. Eppure sono stati abbastanza coraggiosi da andare, nel tentativo di creare nuovi ricordi e immagini mentali che avrebbero permesso loro di guarire. Il fatto che il nuovo concerto non si svolgesse al Bataclan, che rimarrà chiusa fino alla fine dell’anno, certamente ha facilitato il processo, così come la presenza di un gruppo di supporto psicologico allestito sul posto per l’occasione proprio per aiutare i sopravvissuti ad affrontare eventuali attacchi di panico causati dai ricordi dei tragici fatti di Parigi. Molti sopravvissuti hanno infatti scelto di rimanere vicino alle uscite.
Dopo aver perso un caro amico al Bataclan, anch’io ero preoccupata all’inizio (scrive Talia Soghomonian per Rolling Stone USA). Ma il mio amico che è stato ucciso, un giornalista rock, molto probabilmente sarebbe andato. In realtà, l’Olympia era il posto più sicuro di Parigi la notte del 16 febbraio d i controlli erano così serrata che una guerra sarebbe potuta scoppiare proprio lì fuori e noi ci saremmo sentiti comunque al sicuro. La parte che circonda il perimetro della sede leggendaria è stata transennata e controllata costantemente da agenti di polizia armati e la gente poteva entrare solo superando almeno quattro controlli di sicurezza fuori e dentro la sede, con metal detector e perquisizioni. Rassicurante, dai.
Una volta dentro l’area concerti una donna distribuiva abbracci (free hugs), accogliendo tutti a braccia aperte.
Ad aprire il concerto della band californiana c’era ancora una volta il duo austriaco White Miles, che ha aperto per gli EODM quella fatidica notte e il cui cantante è stato ferito durante l’attacco di Parigi. Durante l’energico set all’Olympia, la gente nel pit era solo in fase di riscaldamento ma continuava a caricare ed avanzare. Il bar e la zona circostante erano totalmente al completo. Sembrava tutto molto meno cupo di quanto mi aspettassi, ma nessuno era ancora abbastanza tranquillo da lasciarsi andare completamente, eravamo tutti in balia di emozioni contrastanti che abbiamo lasciato scorrere come birra, a fiumi.
Il cantante Jesse Hughes entra sfoggiando un mantello rosso, si aggira sul palco intonando un pezzo del classico francese Il est cinq heures, Paris s’éveille di Jacques Dutronc, gioca, ma in realtà si tratta di una scelta simbolica perché la canzone parla di un nuovo inizio. Sono i prime due minuti, uno strano mix di tristezza e di sollievo, e una presa di conoscenza: il 13 novembre ci ha resi meno innocenti e più vulnerabili, proprio come ha fatto dopo l’11 settembre. La band applaude per tutta la durata del brano del 1968, Hughes manda baci e saluta il pubblico, prima di iniziare davvero il concerto con I Only Want You. Sul palco anche il batterista e cofondatore Josh Homme, nonostante abbia avuto il terzo figlio dalla moglie Brody Dalle pochi giorni fa.