Nella sua prima vera intervista dopo anni, Frank Ocean ha parlato della realizzazione di Blonde e Endless, di cosa lo ha spinto a slegarsi da ogni contratto discografico e dei motivi che lo hanno spinto a snobbare i Grammy Awards.
Parlando con il New York Times, Ocean ha raccontato del lungo periodo intercorso fra il suo esordio nel 2012 con Channel Orange e i suoi due ultimi progetti usciti quest’anno. L’artista, infatti, ha confessato che dopo Channel Orange ha vissuto un periodo d’isolamento personale conciso con la sensazione di non tenere più in mano le redini della sua carriera, nel frattempo si trovava a lottare contro un blocco nella scrittura che sembrava invincibile. L’impasse è stata sconfitta quando Ocean tornò in contatto con un vecchio amico d’infanzia del New Jersey: «Quella conversazione – ha detto il cantante – mi fece sentire l’urgenza di scrivere della mia infanzia, di come sono cresciuto».
Tuttavia, anche il perfezionismo estremo di Ocean ha contribuito al ritardo degli ultimi lavori: «Nei giorni in cui registravo c’erano all’incirca 50 versioni d White Ferrari – ha detto Ocean – ho un fratellino di 15 anni, un giorno ascoltò una di quelle versioni e mi disse “devi fare uscire questa, è quella giusta”. Io invece pensavo “Non è questa la versione che cerco, ancora non mi da pace”».
Mentre la distribuzione di Endless è rimasta alla Def Jam, Ocean ha mantenuto il totale controllo su Blonde, uscito pochi giorni dopo la prima release. Blonde debuttò immediatamente al primo posto della classifica di Billboard, ma fu lo stesso Ocean a rivelare di come tenere nelle sue mani tutti gli aspetti legati al nuovo Lp lo aiutasse a non sentire la pressione per l’enorme successo del disco.
«Penso ci sia un’enorme soddisfazione a vedere numeri come questi – ha sfacciatamente ammesso il rapper – e con il mio disco sto facendo un patrimonio in stile Master P».
Nonostante l’entusiasmo della critica e il successo commerciale di Blonde, Ocean decise di non iscrivere il proprio album fra la lista per i Grammy, dicendo che l’istituzione «Non sembra riuscire a rappresentare granché le persone che vengono da dove provengo io, che si portano dentro quello che io porto dentro – ha sottolineato Ocean – penso che il sistema delle premiazioni, delle nomination e dei voti, sia un sistema datato. Preferirei che nei confronti dei Grammy questo fosse il mio momento Colin Kaepernick rispetto a star seduto in platea».
Durante l’intervista Ocean ha rivelato anche qualcosa del proprio futuro, accennando appena alla possibilità di performance dal vivo e di pop-up shops mentre discuteva i record tra vendite e ascolti ottenuti da Blonde e Endless. Per quanto invece riguarda il suo prossimo progetto musicale, Ocean ha rivelato pochi dettagli. Anche se ha parlato di aver davanti a sé possibilità illimitate ora che è totalmente sciolto da qualsiasi contratto discografico – e l’intervista al New York Times finisce proprio con lui che entra in studio – Ocean ha ammesso a sorpresa di star valutando di far un passo indietro dalla scena musicale e concentrarsi a imparare un nuovo mestiere.
«Penso di essere attualmente uno dei migliori al mondo in quello che faccio, ed è quello che ho sempre voluto essere – ha detto Ocean – è più interessante per me capire come migliorare in settori in cui sono ancora naïve, un novizio».