Emis Killa ha commentato nelle storie di Instagram la cancellazione del concerto di capodanno (con Guè) a Ladispoli a causa del testo di una vecchia canzone, 3 messaggi in segreteria, in cui raccontava una storia di femminicidio dal punto di vista di un ex fidanzato che diventa stalker e comincia a fare “pensieri scuri”, fino alla decisione finale: “Volevo abbassare le armi ora dovrò spararti / Non mi dire di calmarmi, è tardi stronza / Fanculo al senso di colpa, non ci saranno sbocchi / Voglio vedere la vita fuggire dai tuoi occhi / Io ci ho provato e tu mi hai detto no / E ora con quella cornetta ti ci strozzerò”.
Pur sapendo che è una canzone contro il femminicidio, il sindaco di centrodestra di Ladispoli ha ceduto alle pressioni dell’opposizione di centrosinistra secondo cui «da una presenza incisiva come quella del rapper deve arrivare un’altra narrazione, di solidarietà per le donne e di condanna per gli assassini». Al fine di «ristabilire un clima di serenità», il primo cittadino ha annullato l’esibizione del 31 dicembre.
«Come mi sento?», scrive Emis Killa. «Sconcertato. Né triste, né arrabbiato. Non comprendo davvero come nel 2023 ci sia apertura mentale per quasi tutto, propensione ad aggiornare la propria modalità di pensiero sulla maggior parte delle cose, ma non verso l’arte».
«Quello che è successo a me è successo ad altri miei colleghi, più volte, magari per cause diverse, ma spinte sempre dalla stessa chiusura. Vorrei solo che questo messaggio arrivasse ai responsabili e che si interrogassero si un paio di punti».
«1) Ora che avete fatto scoppiare la polemica, mezza Italia ne sta parlando e in moltissimi andranno ad ascoltarsi la canzone da voi incriminata. Se davvero pensate che quel testo sia un problema, la soluzione era forse metterci una lente di ingrandimento sopra? Fortunatamente non avete ragione voi, altrimenti ora avreste lo stesso effetto (ai tempi voluto per via del proibizionismo) delle etichette sul retro dei wine bricks, dove scrivevano cosa NON fare assolutamente affinché il succo d’uva diventasse vino».
«2) Già in passato una nota associazione mi fece saltare un evento per via delle stesse dinamiche. Vorrei che codeste persone si chiedessero: questa non è forse violenza? Da delle menti così attente mi aspetto ci sia cognizione di tale parola e non ci si fermi alla becera comprensione della sola violenza in senso fisico. Alzare la voce è violenza. Bullizzare è violenza. Escludere è violenza. Tra le cause più combattute negli ultimi anni ci sono le ingiustizie dovute alle differenze di genere sul lavoro. Non permettermi di fare il mio lavoro non è forse la stessa cosa? Non mi pare si stia facendo un passo in avanti. E non mi pare ci sia inclusività nell’agire così».
E infine: «Spero che quanto scritto sia spunto di riflessione non un input per alimentare ulteriori polemiche. Sono felice se questo sarà utile per il mio ambiente e per i miei colleghi affinché da domani ci sia più consapevolezza riguardo il nostro genere musicale, che al contrario di quanti alcuni pensino, ha salvato e salva tutt’ora molte vite, la mia inclusa».
Emis Killa ha poi commentato la voce secondo cui il compenso degli artisti per il concerto di capodanno a Ladispoli sarebbe stato di 200 mila euro: «Non posso parlare anche per Guè perché i suoi cachet sono giustamente affari suoi, ma vi garantisco che se il compenso per i miei show si avvicinasse anche solo alla metà di quella cifra non mi prenderei una pausa dal tour nemmeno se avessi la peste bubbonica».