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Enrico Ruggeri contro la parità di genere nel dizionario Treccani: «Avevamo la lingua più bella e completa del mondo»

A partire da ottobre, nelle definizioni del dizionario "lettrice" avrà lo stesso peso di "lettore". Per il cantautore è «una stucchevole forzatura grammaticale»

Foto press

Treccani ha annunciato domenica scorsa che il dizionario che uscirà a ottobre darà alle voci femminili di nomi e aggettivi lo stesso peso di quelle maschili. Al posto del singolo lemma “gatto” nell’intestazione della definizione comparirà in grassetto la doppia voce “gatta, gatto”. La lemmatizzazione rispetterà l’ordine alfabetico, quindi “amica” precederà “amico”, mentre “lettore” precederà “lettrice”. Tradizionalmente, i dizionari della lingua italiana riportano la voce femminile in relazione al maschile, tra parentesi, come il plurale.

Com’era prevedibile, la decisione ha innescato una polemica. Da una parte c’è chi ha accolto con favore la decisione, aderendo all’idea comunicata da Treccani che essa «fissa su carta la necessità e l’urgenza di un cambiamento che promuova l’inclusività e la parità di genere, a partire dalla lingua». Dall’altra c’è chi la considera un’inutile forzatura o addirittura una svolta gender.

Quale artista italiano poteva entrare nel dibattito se non Enrico Ruggeri? Rilanciando un tweet contenente il comunicato Treccani, il cantautore ha commentato: «Avevamo la lingua più bella e completa del mondo, figlia di padri greci e latini», come se dare lo stesso peso in un dizionario a “lettore” e “lettrice” rappresentasse una forma di degrado la lingua italiana.

Ruggeri ha precisato in un altro tweet che si tratta di «una polemica pretestuosa e strumentale: io sostengo che le battaglie civili e la parità dei sessi non passano attraverso stucchevoli forzature grammaticali, tutto qui».

Infine, a una follower che parla di «furore ideologico» da parte di chi critica il cantautore citando le donne “dolcemente complicate” di Quello che le donne non dicono e dicendo che dialtro tipo non ne vuole tra i piedi, Ruggeri ha aggiunto: «Il quadro è sempre quello: insulto personale e delegittimazione di chi esce dall’ovile. Poi ci sono quelli che vogliono far pubblicità a loro stessi salendo sul carro di chi offende. Hai ragione, dovrei lasciar perdere, ma non mi rassegno nel vedere un mondo così imbruttito».

Abbiamo parlato con Ruggeri di Quello che le donne non dicono e delle sue prese di posizione in questa intervista.

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