Dopo la morte di John Mayall, le parole più attese erano quelle di Eric Clapton, che il musicista scomparso lunedì ha accolto nei Bluesbreakers tra l’esperienza con gli Yardbirds e prima di quella coi Cream.
«Lo voglio ringraziare per avermi salvato dall’oblio», dice in un videomessaggio. «Avevo 18 o 19 anni e avevo deciso di smettere con la musica. M’ha trovato, m’ha portato a casa sua, m’ha chiesto di entrare nella sua band. Da lui ho imparato tutto quel che so in termini di tecnica e desiderio di suonare la musica che voglio. Ho studiato a casa sua, sulla sua collezione di dischi».
E ancora: «Mi ha infuso il coraggio e l’entusiasmo necessari per esprimermi senza timori, senza limiti. L’unica cosa che gli ho dato in cambio è stato quant’era divertente bere e andare a donne quando già aveva una famiglia. Di questo chiedo perdono. Mi mancherà. Spero di rivederlo dall’altra parte. Grazie John, ti voglio bene, ci vediamo presto, ma non subito».
— Eric Clapton (@EricClapton) July 24, 2024
Quello del chitarrista non è certo l’unico tributo al padrino del British blues. «Che tristezza apprendere della morte di John Mayall», scrive Mick Jagger. Com’è noto, nei Bluesbreakers ha suonato Mick Taylor, che è poi finito nei Rolling Stones. «È stato un grande pioniere del British blues e aveva un istinto notevole per i giovani talenti, tra cui Mick Taylor, che mi ha raccomandato dopo la morte di Brian Jones, dando inizio a una nuova era per gli Stones».
So sad to hear of John Mayall’s passing. He was a great pioneer of British blues and had a wonderful eye for talented young musicians, including Mick Taylor – who he recommended to me after Brian Jones died – ushering in a new era for the Stones. pic.twitter.com/mn0sAu4oI3
— Mick Jagger (@MickJagger) July 24, 2024
A proposito di Stones, anche Ronnie Wood ricorda Mayall come un amico e «una figura storicamente rilevante nella scena blues inglese. Ha fatto crescere tanti chitarristi di talento tra cui Peter Green, Eric Clapton, Mick Taylor. Era un’enciclopedia vivente del blues americano e inglese e un pioniere per tutti noi».
I’m sad to hear about the death of my friend John Mayall. John was historically such an important figure in the English Blues scene. He nurtured the talent of many great guitarists including Peter Green, @EricClapton and @MickTaylorInfo. He was a walking encyclopaedia of… pic.twitter.com/amBSfKyOcG
— Ronnie Wood (@ronniewood) July 24, 2024
Un altro dei talenti passati per la band di Mayall è Mick Fleetwood. «È un po’ come perdere un padre musicale», scrive. «Ha rappresentato una guida per tanti di noi giovani musicisti inglesi. Suonare con lui nei Blues Breakers ha spinto me, Peter Green e John McVie a formare i Fleetwood Mac nel 1967».
The news of John Mayall’s passing …. in many ways hit me as losing a musical father!! He was a guiding light to so many of us young English players! To have been in his band the “Blues Breakers“ led Peter Green, John McVie, and myself to form Fleetwood Mac back in 1967!! pic.twitter.com/COHHxVMnOE
— Mick Fleetwood (@MickFleetwood) July 24, 2024
Geezer Butler dei Black Sabbath ricorda in particolare l’album con Clapton che «ha ispirato moltissime band britanniche. Non è esagerato dire che senza quel disco non ci sarebbero stati i Black Sabbath e sicuramente non la Polka Talk Blues Band», ovvero il gruppo pre-Sabbath noto però come Polka Tulk Blues Band.
Sad to hear of John Mayall’s passing. His album with Eric Clapton as the Blues Breakers inspired tons of British bands. Safe to say without that album there probably wouldn’t be a Black Sabbath and definitely not a Polka Talk Blues Band! RIP John Mayall, thanks for the… pic.twitter.com/ClRWmATmqE
— Geezer Butler (@geezerbutler) July 24, 2024
Walter Trout posta una foto scattata a novembre al novantesimo compleanno di Mayall. «Non sapevo che era l’ultima volta che l’avrei visto. È stato come sempre divertente, generoso e gentile. È e sarà per sempre il mio mentore. Abbiamo perso un gigante. Gli volevo e sempre gli vorrò bene come si vuol bene a un padre».
On John Mayall’s 90th Birthday last November, I had no idea, it would be one of the last times I’d see him. As usual, he was funny, generous, and kind. He is and will always be my musical mentor. We just lost a giant. I loved him like a father, and I always will. pic.twitter.com/9NqaPzBJDx
— Walter Trout (@waltertrout) July 24, 2024
Se Joe Bonamassa lo ricorda con un «riposa in pace, amico mio», Steven Van Zandt della E Steen Band di Bruce Springsteen (e non solo) lo inquadra dal punto di vista storico in una dichiarazione concessa a Rolling.
«È stato Alexis Korner (1928-1984), il bramino del British blues che ci ha dato i Rolling Stones, i Cream, Manfred Mann, i Free, i Led Zeppelin, Rod Stewart e un’altra dozzina di artisti della British Invasion, a incoraggiare e fare da mentore al giovane Mayall, convincendolo a condurre la buona battaglia e a continuare sulla strada del blues, una tribù piccola e in via di estinzione fin dal principio. Mayall ha preso l’eredità dei concerti di Korner e l’ha messa nei dischi, diffondendo il vangelo del blues in tutto il mondo».