Eric Clapton e il no vax Robert F. Kennedy Jr. uniti per lamentarsi delle restrizioni anti-Covid e del trattamento riservato al chitarrista da Rolling Stone. È la prima vera intervista a tema di Clapton, al di là delle uscite su Telegram (e alla piattaforma Oracle, ndr).
Nella conversazione pubblicata sul sito di Kennedy The Defender, Clapton parla di quel che gli sta succedendo, sia dal punto di vista personale che commerciale. «Negli ultimi anni un sacco di gente è sparita dall’orizzonte», spiega. «Questi ultimi due anni sono stati difficili, specialmente con la svolta dei media mainstream. Mi ha ispirato Van Morrison che si è esposto dicendo: “Dobbiamo fare musica per la gente”. È un attivista, per lui è una sorta di chiamata. Mi ha fatto pensare che è vero, che la gente non è tanto convinta che questa cosa sia importante per la loro salute come altre medicine».
Il risultato è Stand and Deliver, la prima di una serie di canzoni in cui Clapton punta il dito contro le restrizioni, i lockdown e altre precauzioni di sicurezza dovute alla pandemia.
«Ho ricevuto un sacco di critiche da gente che mi è vicina, come amici, soci e familiari. Mi hanno detto di non farlo», spiega Clapton a proposito della collaborazione con Morrison. «Non capivo cosa ci fosse di tanto pericoloso o rischioso, soprattutto perché era una critica rivolta al governo britannico».
Clapton ha aggiunto che ha collaborato con Jimmie Vaughan a un pezzo titolato Down with the Big Brother che parla di come il governo voglia inserire dei microchip sotto la pelle delle persone. Il pezzo precede il Covid-19, ma Clapton trova similitudini con la situazione attuale.
In passato Clapton ha parlato di questi temi su Telegram, ma la conversazione con Kennedy è la sua prima intervista disponibile sul Covid, nonché la prima dopo l’articolo di Rolling Stone US sul suo appoggio al movimento anti-lockdown e l’idea di suonare solo in locali in cui non sono obbligatorie mascherine e vaccinazione.
«La polarizzazione sul tema mi ha solo reso più determinato. E per quanto riguarda la campagna ingiuriosa di Rolling Stone, le critiche che arrivano da certi media sono un complimento. Sono la conferma che sto facendo la cosa giusta», ha detto Clapton.
«Non ho idea di chi sia questa gente e perché ce l’abbia con me. C’è del rancore». Clapton ha aggiunto che Rolling Stone «ha contribuito allo scioglimento dei Cream», citando una sua reazione a un articolo del 1968 – scritto dal futuro manager di Springsteen, Jon Landau – che l’aveva «smontato» e fatto sentire «un ciarlatano».
Dopo la pubblicazione dei pezzi anti-lockdown, Rolling Stone US ha raccontato come Clapton è passato dal raccontare il suo scetticismo sui vaccini a guadagnarci. L’articolo parlava anche delle idee politiche del chitarrista, una cosa di cui il musicista parla raramente in pubblico, ma che è emersa in occasioni disgraziate come il noto concerto del 1976 a Birmingham in cui fece una sparata razzista dal palco.
Clapton e Kennedy, che si è lamentato perché Rolling Stone US ha rimosso un articolo sui vaccini che ha scritto nel 2005, un fatto accaduto una decina d’anni fa, hanno parlato anche di vaccinazioni e della reazione avversa subita dal chitarrista.
«L’incertezza su queste cose è enorme. Tutte le persone che conosco hanno la… com’è che si chiama? CAS (Covid Anxiety Syndrome), tutti ne soffrono», ha detto Clapton. «Nel mio caso si è acutizzata a causa delle reazioni avverse. La cosa positiva è che ho trovato un gruppo di persone che mi ha invitato a parlarne, non potevo farlo da nessuna altra parte. E come hai detto tu, nessuno voleva ascoltarmi, era difficile sapere cosa fare e come farlo. Mi sembrava d’impazzire».
Nonostante i danni subiti dalla sua reputazione negli ultimi 18 mesi, Clapton giura di voler continuare la sua battaglia contro le restrizioni. «È divertente perché dicono un sacco di cose su di me, ma non ho visto una vera opposizione fisica. Al contrario, non ho mai sentito il supporto della gente come in questo periodo».
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.