I Gazebo Penguins stanno per tornare con un nuovo album, Nebbia, che arriva dopo quattro anni dall’ultimo Raudo. In anteprima, qui sopra si può guardare il video del primo estratto, Febbre.
“Quando il mondo scompare e quello che sapevi non è più così sicuro. Se potessimo far scomparire tutto, far sparire le altre persone, cancelleremmo anche la sofferenza?”. È questa la domanda che sta dietro il nuovo disco, registrato negli ultimi due anni.
Ne abbiamo approfittato per fare due domande alla band.
Sono passati quattro anni dall’ultimo disco, cosa è successo in questo periodo per voi?
In ambito musicale parecchio. Sollo ha seguito il tour di Calcutta come fonico, Capra ha fatto uscire un disco, siamo stati in tour assieme a Johnny Mox per suonare il suo lavoro e un piccolo tour per la ristampa di Raudo, il nostro ultimo Lp, che era andato esaurito da tempo. Ma soprattuto, abbiamo pensato parecchio a come tornare a far musica e a che musica tornare a fare. Perché, nonostante la vita e gli impegni di ognuno, il nostro pensiero puntualmente tornava lì. Ma cercavamo una consapevolezza nuova, che ha richiesto tantissimo tempo e tantissime canzoni buttate perché non erano ciò che cercavamo.
In che modo avete utilizzato il concetto di “nebbia” in questo lavoro?
C’è questa ipotesi assurda da cui si dipanano tutte le storie di Nebbia, ed è raccontata proprio nel pezzo che esce oggi, Febbre: vediamo ogni cosa perché la luce la colpisce, e il suo riflesso arriva ai nostri occhi sotto forma di radiazioni luminose. Ma se fossimo capaci di voltarci e aprire gli occhi un infinitesimo più rapidi della velocità della luce, prima che tutto quello che ci sta attorno arrivi ai nostri occhi, in modo da anticiparlo e sorprenderlo… come sarebbe il mondo? Di che colore saresti tu? Cosa vedremmo? Riusciremmo forse a far scomparire ogni cosa? E se sì, quando vorremmo farlo? Quando vorremmo che tutto sparisse?
Vi siete mossi su territori musicalmente un po’ diversi dal solito…
A ogni disco ti sembra sempre di non farcela, di non aver fatto abbastanza, di aver perso qualcosa per strada o di non aver raggiunto quel particolare e inspiegabile senso di perfezione che talvolta imbocchi per caso in sala prove. Con Nebbia però ci siamo dati tantissimo tempo, abbiamo cominciato a lavorarci più di due anni fa e lasciato maturare le idee per mesi, per distillarle al meglio e per farle maturare senza farle andare a male. È stata una scelta naturale, sotto tutti i punti di vista, ma pienamente consapevole. Siamo convinti di esserci riusciti, ora speriamo che anche chi lo ascolti provi la nostra stessa soddisfazione.