«Mi chiamo Francesco Guccini e sono nato nella prima metà del secolo scorso, il che – lo so – sembra una cosa antichissima. Sono qui per parlare di un libro di racconti che s’intitola Un matrimonio, un funerale, per non parlar del gatto, e di un cofanetto, Se io avessi previsto tutto questo, che nella versione Super Deluxe contiene 10 cd con brani storici di 40 anni di carriera, due inediti, registrazioni live e strane cose che ho cantato per altre persone».
Nella sua Bologna, seduto al tavolo de Il Moretto (non un luogo qualsiasi, ma quello che ispirò la storica Canzone delle osterie di fuori porta), Guccini non ha bisogno di presentazioni, aiutanti o poster promozionali. Si racconta da solo, come ha sempre fatto: con la musica prima e con una serie di gialli, dizionari, racconti e opere letterarie di vario genere poi.
L’ultimo libro, pubblicato il 3 novembre da Mondadori, raccoglie alcune storie della provincia tosco-emiliana. «Si tratta di racconti di varie epoche – spiega perdendosi qua e là in ricordi – ad esempio c’è L’americano, che scrissi a macchina nel 1960 quando facevo il giornalista per la Gazzetta dell’Emilia». Poi si finisce inspiegabilmente a parlare di quando gli chiesero di entrare a far parte dell’Equipe 84 ma lui rifiutò per continuare con l’università, o di quel primo album, Folk Beat, pubblicato dalla Emi nel 1967 e che vendette «circa sei copie, mi pare», o ancora di quando Maurizio Vandelli e Iller Pattacini si dichiararono autori del suo brano Auschwitz, «perché ai tempi non mi ero iscritto alla Siae, quindi non ci ho mai visto un soldo».
L’unico che potrei salvare
è Vinicio Capossela
Il mondo di Francesco Guccini è un caleidoscopio di personaggi bizzarri e strambe situazioni, che lui ricorda e racconta con la lucidità di un ragazzino e la nostalgia di un 75enne. Nessuna voglia, invece, di riprendere in mano la chitarra: «Non suono più e non scrivo canzoni – dichiara con serena consapevolezza -. Un tempo le melodie venivano spontaneamente, ora non più: forse quel che avevo da dire l’ho già detto, meglio chiudere. Certo, mi manca il contatto con il pubblico, soprattutto quello con i miei musicisti prima e dopo il concerto, ma la musica non la voglio neanche ascoltare. Quelle poche canzoni che sento per sbaglio mi sembrano inutili, scritte per scriverle, imitazioni di qualcos’altro. L’unico che potrei salvare è Vinicio Capossela, che è una persona estrosa ma colta, e si è inventato uno stile diverso».
I fan del Guccini cantautore, dunque, potranno crogiolarsi dal 27 novembre con l’uscita per Universal di Se io avessi previsto tutto questo. Gli amici, la strada, le canzoni, raccolta disponibile in due versioni (da 4 cd nella Deluxe fino a 10 nella Super Deluxe) di brani storici, live e collaborazioni. Nell’antologia anche due inediti: L’Osteria dei Poeti, traccia live del 1974, e Allora il mondo finirà, «che scrissi nel 1967 sul tema della paura della guerra atomica». Macabra coincidenza che il brano venga alla luce proprio in questi tempi bui, ma rispetto ai fatti di Parigi e alla strage al Bataclan, Guccini sente più attuale la sua Libera Nos Domine, e commenta: «Tutti coloro che credono fermamente in qualcosa senza lasciare spazio ad alcun dubbio e senza possibilità di dialogo hanno un’ideologia feroce e sono disposti a tutto».