Si è spento da un paio di giorni anche l’ultimo faro su Linecheck. E con lui, festival in versione indoor arrivato alla terza edizione, anche la Music Week. Ci vorrà qualche anno prima che la musica possa legarsi al nome di Milano come fanno già moda o design, però è bello pensare che un primo segnale sia stato mandato alla Terra. Anche perché questa, almeno per ciò che riguarda il Linecheck, è stata forse la migliore edizione finora—la MMW invece era la prima. Negli spazi post-industriali di Via Bergognone 34, dal 21 al 26 novembre, si sono consumati panel, mercatini di dischi e soprattutto live di ospiti che vengono dai contesti più disparati. Tutti impeccabili. Dal baile funk delle favelas di San Paolo portato da MC Bin Laden alle insidiose ballad di Perfume Genius (è una forza della natura, mi chiedo perché non stia già aprendo i live di Lady Gaga), dal funk coi baffi a manubrio dei Calibro 35 a quello Parliament ereditato da Thundercat.
Eppure, in sei giorni di festival belli densi (pure RS ha partecipato a uno dei panel musicali), il ricordo più intenso è quello di domenica sera. Non perché cronologicamente è stata l’ultima serata—e quindi la più recente—ma per il semplice fatto che Freddie Gibbs ha fatto terra bruciata attorno a sé. Sulla carta è nato nell’82 a Gary, Indiana, ma a giudicare dai kilotoni di barre fatte detonare sul palco è probabile che abbia fatto l’asilo da qualche parte fra Plutone e i confini della nube di Oort. Molto spesso inizia snocciolandole a cappella e poi parte la base lanciata dal DJ, boato del pubblico e sorriso a 500 denti di Freddie. Si diverte, è evidente, e si agita così tanto che il concerto inizia in giacca e sciarpa e finisce a torso nudo e gold chain.
Farà anche il gangsta rapper, ma di persona è un patatone. Scherza, elargisce sorrisi a chiunque gli chieda qualcosa. Fatichi quasi a immaginarlo in carcere per stupro. E infatti, dopo un 2016 passato fra avvocati, estradizioni, e mesi di carcere in Austira, Freddie è stato scagionato da ogni accusa. Un altro di quei casi in cui è stata la prova del DNA a fare la differenza.
Incontro Freddie 10 minuti dopo il live, nel camerino al piano di sopra del BASE. Si è rimesso la giacca della tuta, che comunque slaccia all’occorrenza per fare le foto. Mi allunga la mano destra, anche perché nella sinistra troneggia una flute di champagne. «Bevo solo questo» dice con la faccia goduta. «Champagne e erba».
Ti stai spostando in aereo o col tour bus?
In realtà, entrambi. Per ora sto girando per l’Europa, però poco tempo fa ho fatto un concerto in Cina.
In Cina? E dove?
Uhm, Huang Zhu? Huang.. Boh, non mi ricordo il nome. Vabbè diciamo Hong Kong.
Insomma, devi essere proprio un fan della polizia. Prima, sul palco, dopo ogni pezzo facevi partire i cori: “FUCK PO-LICE!”
Oh, sì, io odio la polizia. I poliziotti hanno ucciso un mio amico quando ero un ragazzino. È stato un omicidio totalmente gratuito e io di certo non dimentico. In America, la brutalità della polizia è un prodotto tipico della tradizione. Le probabilità poi aumentano se sei di colore. Non è una novità, ma non per questo bisogna smettere di parlarne. Comunque dico tante cose sul palco.
Per esempio non perdi l’occasione di prendere per il culo il tuo DJ.
Sì, faccio dire al pubblico “Fuck you, Ralph!” Ma lui sa che scherzo, sono quel tipo di persona a cui piace fare scherzi e dire cazzate al microfono. Ci prendiamo per il culo tutto il giorno però quando è il momento di volerci bene non ci tiriamo indietro. Mi sono divertito prima.
Si è visto. Sembri anche bello fresco per essere in tour.
Eh, può essere stancante anche quello però. Voglio dire, sex drugs and rock ‘n roll tutti i giorni è impegnativo. Ma è ciò per cui vivo ed è ciò che ho sempre voluto. Non posso di certo andare in giro a lamentarmi di essere stanco quando là fuori c’è gente che si spacca in culo in fabbrica. In tanti vorrebbero essere nei miei panni, lo so. Però devo tenermi in forma perché i miei concerti sono come degli incontri di boxe. Subito dopo un live mi sento come se avessi combattuto e oltretutto da solo. Non ho rapper spalla, siamo solo io e il DJ. Ci vuole molta energia sul palco.
Beh, sei ancora giovane.
Decisamente giovane. Potrò anche bere e fumare un pochino, ma almeno cinque giorni a settimana devo dedicarli al workout, all’attività fisica. Per tutto il resto, champagne ed erba.
È vero che sta per uscire un altro tuo disco con Madlib?
Proprio così.
Boh, è una notizia incredibile! Quando?
Non te lo posso dire. Non ne parlo ancora molto in giro. Ti posso dire che è un intero album ed che è pazzo. Sicuramente le radici rimangono quelle che trovi anche in Piñata, però i testi sono un’evoluzione rispetto al passato. Nelle barre ci trovi sempre più influenze dei rapper che mi piacciono, quelli che danno più importanza alle melodie e alle canzoni. Voglio dire, ho appena suonato un pezzo dei Migos a un mio live.
Ah, sì quello che fa “In Italy, got two foreign hoes, they DM me”?
Quello. È I Get The Bag con Gucci Mane. I Migos sono i miei rapper preferiti, in particolare Offset. In generale, i testi sono qualcosa di sopravvalutato, comunque. Se dico che nel rap game esistono solo tre o quattro persone, la gente si arrabbia ma è la verità. Se in un pezzo dico che la persona X è sopravvalutata, subito tutti a parlare di beef: “Oh, Freddie Gibbs ha dissato quel tizio!” Ma io dico solo la verità, esistono solo 3 o 4 persone che hanno il diritto di essere paragonate a me. Tutti gli altri non dovrebbero stare nella stessa frase con il mio nome.
Tipo chi?
Se te lo dicessi, inizierebbe un beef. Lo faccio nelle canzoni, non nelle interviste. Ora aspetto che esca l’album. Quando sarà uscito allora potrò occuparmi dei beef. Solo allora dirò la mia sulla scena rap americana. In fondo è la mia opinione. Ormai i rapper sono delle fighette. Tutti amici di tutti ma alla fine è solo ipocrisia. Non c’è vero amore, solo falsi rapporti e finte amicizie. Se è questo è il modo di fare, allora preferisco separarmi da tutti e continuare per i fatti miei. Non voglio avere a che fare con gli ipocriti.
Sei uscito dal carcere di recente, dopo svariati mesi dentro. Come passavi le tue giornate?
Ho scritto l’intero album in prigione. Per questo motivo dentro ci troverai molta rabbia e dolore ma anche tanta sincerità. È un disco estremamente sincero. So che in molti lo dicono del proprio album, ma secondo me è il migliore che io abbia mai scritto finora.
Hai fatto molti errori nella tua vita. Secondo te la tua redenzione è completa?
Forse no. Quello comunque lo lascio stabilire a Dio. Ci sono tante cose che ho fatto di cui non vado fiero, però penso di avere una seconda chance con la musica. Posso solo restare positivo e continuare per la mia strada.