The Beatles: Get Back, l’atteso documentario di Peter Jackson sulle session che hanno dato vita a Let It Be, è stato rimandato ad agosto 2021. Insieme al film, però, uscirà anche un libro. Il volume, in arrivo pochi giorni dopo il debutto nelle sale, conterrà «centinaia di immagini inedite» dalle session del 1969. Alcune fotografie vengono direttamente dal film, altre sono state scattate da Linda McCartney e Ethan A. Russell. In più, un’intera sezione sarà dedicata al famoso concerto sul tetto della Apple. Il libro includerà anche i commenti della band, trascritti direttamente dalle centinaia di ore di registrazione in studio. Quelle conversazioni, dicono dalla casa editrice Callaway Arts & Entertainment, «riveleranno la verità dietro le session di Let It Be».
Originariamente intitolato Get Back – un riferimento alla voglia della band di mettere da parte le sperimentazioni degli ultimi dischi in favore di un approccio simile a quello degli esordi –, il film Let It Be è nato durante una serie di session filmate prima ai Twickenham Film Studios, poi nei nuovi Apple Studios. Delusi dal risultato finale, i Beatles hanno messo da parte il progetto e iniziato a lavorare ad Abbey Road.
Per commemorare i 50 anni dall’uscita del disco e film originale, Jackson ha costruito un documentario a partire da 56 ore filmati girati durante quelle session. Il regista si è messo al lavoro con una certa trepidazione: «Pur essendo da sempre un loro fan, non ero troppo entusiasta», ha detto nella nostra cover story dedicata al film. «Poi mi sono chiesto: se quel che abbiamo visto è la parte che loro hanno deciso di mostrare al pubblico, cosa ci sarà nelle altre 55 ore? Quando sono arrivato alla Apple sentivo le gambe pesanti. Mi dicevo: dovresti essere al settimo cielo, e invece hai paura di cosa stai per vedere». Con sua grande sorpresa, Jackson si è ritrovato di fronte a molti momenti di unità e creatività. «Guardando le 56 ore di filmato con gli occhi di un fan, ho avuto l’impressione che il gruppo volesse fare qualcosa di diverso, ma che avesse esaurito gli spazi in cui muoversi»
Nell’introduzione del libro, lo scrittore britannico Hanif Kurdish sostiene che, nonostante le leggendarie tensioni di quel periodo, i Beatles «erano in un momento molto produttivo in cui hanno scritto alcune delle loro canzoni migliori. Qui abbiamo il privilegio di osservare le prime bozze, gli errori, le digressioni e le derive, la noia, l’eccitazione, l’improvvisazione e le svolte improvvise che hanno portato alle opere che conosciamo e amiamo».
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.