Gianni Morandi mi è simpatico, ma questa storia della foto di lui al cesso dell’autogrill non mi è piaciuta per niente. Va bene essere buoni (Il termine “buonista” lo lasciamo ormai ai leghisti, che lo usano per dirci “coglioni” con fare elegante), va bene voler essere sempre il lato gentile del web, va bene regalare una carezza a tutti, hater compresi, però il buon Gianni, dall’alto dei suoi 2 milioni e mezzo di follower, per una volta, aveva l’occasione di insegnare qualcosa che va ben oltre la gentilezza. E non l’ha fatto.
Terrorizzato dal dissenso, dalla paura di sbagliare, di maltrattare i fan, di fare la voce grossa, di perdere l’aura di papà buono del web, Gianni si è fatto andare bene pure questo: una signora lo vede entrare nel bagno dell’autogrill, irrompe nel cesso come nei film in cui c’è uno da ammazzare in fretta mentre fa pipì di spalle e lo fotografa mentre lui se ne sta lì, in piedi, con la patta aperta.
Poi, come se non fosse abbastanza, pubblica la foto sul web, la foto fa il giro del web, il web ci ride su e alla fine arriva lui. Gianni. Che la pubblica a sua volta sulla sua pagina e dice che sì, inizialmente s’è arrabbiato ma poi ha pensato che ci sono cose più importanti nella vita e ci si è fatto su una risata.
I commenti sul suo fb sono inevitabilmente di ammirazione per la sua magnanimità e la reputazione immacolata di Gianni è salva.
Qualcuno (e io con loro) però la pensa diversamente. Intanto partiamo da qui: una donna di 50 anni che entra nel bagno degli uomini, ne fotografa uno che fa pipì e pubblica la foto sui social, secondo Gianni, ha fatto una simpatica marachella.
Se però la signora fosse stata un cinquantenne barbuto e Gianni una dolce donzella con le mutande calate seduta sul water e la sua foto fosse finita sul web, non saremmo qui a farci due risate. La dolce donzella avrebbe sporto denuncia, lui sarebbe ufficialmente “un ricercato” e saremmo tutti qui a parlare di umiliazione della donna, di utilizzo folle del web e di una grave violazione della privacy. Non credo che Fiorella Mannoia o Levante gradiscano macchine fotografiche nei cessi pubblici. E neppure una commessa di Oviesse, suppongo. E neppure a un’adolescente in un liceo di provincia, credo.
E qui sta il problema, caro Gianni. Tu sei nella situazione, nella posizione e forse pure dell’umore di farti una risata, altri no.
Ricordare alla signora e ai tanti che ti seguono che possedere un cellulare in mano non vuol dire possedere la patente per rompere i coglioni al prossimo (famoso o sconosciuto che sia) mentre ha i pantaloni calati e che diffondere foto altrui in un bagno senza il consenso della persona interessata è violazione della privacy (un reato), non è essere cattivi, caro Gianni. È essere giusti.
Era l’occasione per lanciare un messaggio educativo, visto che per la diffusione di foto e video per il gusto di sghignazzare con gli amici (e gli sconosciuti) c’è chi ha fatto stare molto male altre persone. Spesso indifese. Era educativo perchè non so se te ne sei accorto, ma in tanti, in troppi, utilizzano il web come fosse il cesso dell’autogrill.
E senza avere le palle di lasciare il proprio numero di telefono sulla piastrella davanti alla tazza.
Un abbraccio.