Il ritorno di Adele è stato il fatto principale del pop del 2015, ma in confronto a tanti altri nomi che sono ritornati quest’anno, la distanza di tre anni tra Skyfall del 2012 e l’impatto sismico di Hello è stata tutto sommato breve. L’anno è stato pieno di improvvisi ritorni di band o singole star che sono state assenti dalla coscienza collettiva per periodi molto più lunghi. La cosa più sorprendente, però, è stato il fatto che questi ritorni sono stati spesso di successo, non solo dei semplici tentativi di fare cassetto sulla forza del nome.
L’ondata è iniziata nel 2014, prima con il divo del country Garth Brooks, riapparso dopo 13 anni, e poi con D’Angelo, che non aveva pubblicato nulla dal 2000. Quest’anno, il ritmo è accelerato con una serie di grandi nomi che sono riemersi in diversi generi, nel rock (Sleater-Kinney, Blur), hip-hop (Dr. Dre), e nella dance music (Chic, Giorgio Moroder). La tendenza sembra non fermarsi, visto che anche Phil Collins ha di recente annunciato l’arrivo di nuova musica. Ecco a chi abbiamo dato il bentornato nel 2015.
Sleater-Kinney
Il ritorno delle Sleater-Kinney è il sogno proibito di ogni band: quando No Cities to Love è uscito a gennaio, si è avuta l’impressione che il tempo si fosse fermato tra The Woods del 2005 e il suo seguito, dieci anni dopo. La lineup della band? Intatta. Schiattate improvvise e violente? Check. Riff che arrivano con la forza di una dichiarazione di intenti? Certo. La band ha fatto dei passi avanti, senza perdere un colpo.
Blur
Diversi membri dei Blur si sono dati parecchi da fare sui loro progetti solisti, in particolare Damon Albarn, tra Gorillaz, un album solista e un musical ispirato a Alice nel Paese delle Meraviglie. Ma quest’anno, per la prima volta in 12 anni, i paladini del Britpop sono riusciti a tornare con un nuovo album in studio, il loro ottavo. Il suono di The Magic Whip, uscito ad aprile, si sposta di più verso l’orizzonte elettronico dello spettro sonoro dei Blur, spesso ancorato al guitar rock. Ma la band ha fatto in modo di riunirsi anche con il producer Stephen Street, tornato nella cabina di comando a riportare tutto il suo tocco Nineties.
Giorgio Moroder
Moroder è stato importante nel definire il suono della disco europea negli anni Settanta, un genere con più sostanza e meno delicatezza della sua controparte americana. I grandi beat programmati e i sintetizzatori pulsanti si trovano dovunque nella dance in questi giorni, quindi ha senso che Moroder decida di tornare alla grande dopo il suo cameo parlato su Random Access Memories dei Daft Punk. La prima traccia di Déjà Vu (e il titolo dice tutto), dimostra che bastano solo dei piccoli accorgimenti per adattare la formula originale del produttore alla musica di oggi. Al posto della sua musa del tempo, Donna Summer, Moroder ha reclutato voci più giovani, come Charli XCX e Sia per accompagnarlo nel suo primo album dal 1992.
Chic
Nile Rodgers ha aspettato che il suono che ha contribuito a creare tornasse a dettare legge nei club prima di resuscitare gli Chic, che hanno aiutato a creare il primo grande successo della disco a fine anni Settanta. Negli ultimo anni, il chitarrista si era concentrato sull’aiutare gli altri con le sue innovazioni, suonando sui pezzi dei Daft Punk, di Avicii e dei Disclosure. A luglio, gli Chic hanno finalmente pubblicato il loro primo album dal 1992, It’s About Time. L’uscita ha dimostrato che il tocco sicuro di Rodgers è rimasto intatto: l’album è arrivato al numero one sulla chart Dance Club Song di Billboard.
Dr. Dre
Compton potrebbe essere stato il ritorno più inaspettato del 2015: anche alcuni personaggi che hanno collaborato con Dr. Dre sull’album non si aspettavano che i pezzi uscissero davvero. Ma all’inizio di agosto, sedici nuove tracce di uno dei veri giganti dell’hip hop sono calate dal cielo, dando un seguito all’album del 1999, 2001. Compton è stato sorprendentemente non-nostalgico, per essere un comeback album – a livello di suono, potrebbe essere quello meno legato al passato di tutti i nomi in questa lista. Una parte di questo risultato è da attribuire all’ampia rosa di collaboratori, che includono Kendrick Lamar e DJ Dahi; l’altra parte all’orecchio di Dre, che è rimasto particolarmente raffinato.
New Order
I New Order hanno pubblicato Lost Sirens nel 2013, ma i pezzi su quell’album erano stati scritti in origine a inizio 2000, durante le registrazioni per Waiting for the Sirens’ Call del 2005. L’album di settembre, Music Complete, contiene invece la prima manciata di materiale scritto dalla band da allora. Nonostante l’album sia stato fatto senza il bassista Peter Hook, che più tardi ha fatto causa al gruppo per delle royalty non pagate, questo ritorno è stato un accurato recupero della forma originale. La band ha imitato il suono che li ha resi famosi negli anni Ottanta: beat croccanti, synth, chitarre e basso particolarmente allegri, con un piede nella disco e uno nel post-punk.
Janet Jackson
FKA Twigs, Tinashe, Kelela — molte delle nuove protagoniste dell’R&B devono parecchio alla Jackson. Quest’anno si è riavvicinata al duo di produzione Jam & Lewis, una combinazione che ha creato alcune delle migliori canzoni pop degli ultimi trent’anni, per il suo primo album da Discipline del 2008. Pubblicato a ottobre, Unbreakable è leggermente meno erotico degli altri successi di Janet, ma non ne ha risentito. Ha dimostrato, anzi, tutta la sua forza: nonostante il suo periodo di assenza, ha debuttato al numero uno della classifica album di Billboard.
Will Smith
C’è probabilmente una grossa fetta di fan di Will Smith che lo conoscono solo come attore. Il suo ultimo album, Lost and Found, è uscito nel 2005, ma i suoi più grandi successi, Gettin’ Jiggy Wit It e Wild Wild West, sono addirittura più vecchi. In questo periodo, sono i suoi figli a pubblicare musica su musica. Ma durante un recente viaggio in Colombia assieme a Marc Anthony, Smith ha conosciuto i Bomba Estéreo, e non è riuscito a trattenersi. Dopo poco, ha aggiunto un verso alla loro Fiesta, uscita a ottobre. La sua prima frase dopo 10 anni? “Hola, mamacita/Go get me a beer-a.”
Missy Elliott
Il ritorno di Missy è stato accelerato da un’apparizione di alto profilo in TV, con le vendite dei suoi vecchi singoli che sono esplosi dopo la performance all’halftime show del Super Bowl del 2015, e dal lavoro di persuasione di un tizio di nome Pharrell Williams. Come ha raccontato, in un’intervista a i-D «Chi dice di no a Pharrell?». A novembre, quando Missy è finalmente tornata nell’arena con il suo primo singolo in sette anni, l’ha fatto con parecchio vigore. WTF (Where They From) pulsa di un’energia nuova, e il video, con Missy Elliott nel ruolo di una disco ball umana, è addirittura più memorabile.
Enya
Come Garth Brooks, Enya ha venduto così tanti album che un’altra uscita è quasi irrilevante; e proprio come Garth Brooks, non l’ha presa assolutamente sotto gamba e non ha nemmeno mostrato nessun calo di tensione nella sua personale estetica: bagni di suoni, setosi e calmanti. Il suo Dark Sky Island di novembre, primo lavoro in sette anni, regala un’eco di Brian Wilson, con tocchi di musica celtica e richiami alla Celine Dion degli anni Novanta. Alla fine, regala abbastanza calore da resistere per un po’, magari non per sette anni.