Intervistato da Repubblica a proposito del nuovo romanzo scritto con Loriano Macchiavelli Vola Golondrina, la cui storia attraversa le elezioni del ’48, la guerra civile spagnola e l’Italia del ’72, quando il MSI diventò il quarto partito italiano, Francesco Guccini ha parlato della situazione politica italiana.
«È un riferimento al presente della destra al governo», spiega a proposito dell’ambientazione storica del libro. «Solo che 50 anni fa chi era di quell’idea si nascondeva, ora invece loro adoperano il potere con grande arroganza e insipienza. Mi colpisce il fatto che si stiano impadronendo della cultura, che non è mai stato il loro settore. Un’appropriazione che mandano avanti soprattutto con la forza della tivù, ma quanti nomi della sinistra e quanti della destra hanno avuto un peso reale nella cultura in Italia? Sappiamo benissimo da quale parte pende la bilancia».
Nell’intervista Guccini commenta il fatto le scelte di due amministrazioni di centrodestra: quella di Lucca non ha voluto intitolare un strada a Sandro Pertini, quella di Grosseto ne ha inaugurata una dedicata a Giorgio Almirante. «Un partigiano contro un collaboratore della Difesa della razza, rivista antisemita fascista. La destra è così: la gente ci ha eletto, quindi combiniamo quello che ci pare. Ma se facciamo la proporzione tra gli elettori di Fratelli d’Italia e chi non è andato a votare?».
E sul patriarcato: «La famiglia Guccini era un clan dove le donne avevano un potere gestionale. Curavano gli animali, ma tenevano i rapporti con il mondo esterno, mentre gli uomini se ne stavano sempre chiusi al mulino. Certo, era un nucleo patriarcale nelle tradizioni, ma anche qualcosa di diverso. Mia nonna, ad esempio, era figlia unica, una rarità all’epoca. Si trovò un’eredità che le permise di gestire un suo potere. Fu lei a far studiare mio padre con quei soldi, contro la volontà dei tempi, di mio bisnonno soprattutto che si era trovato capofamiglia a 16 anni e certe sue posizioni, sotto un certo punto di vista, si possono anche capire. Per lui mio padre doveva faticare al mulino, e visse il gesto di mia nonna come una ribellione».