Il rapper Niko Pandetta, nipote del boss catanese Turi Cappello (in cella al 41 bis dal 1993) e autore, tra le altre cose, di Pistole Nella Fendi, è stato arrestato questa mattina a Milano.
Nei giorni scorsi, dopo la condanna della Cassazione a 4 anni di carcere, Pandetta aveva pubblicato un video su TikTok nel quale si diceva pronto ad affrontare la detenzione e che non avrebbe mai smesso di fare musica anche dietro le sbarre.
Dopo, però, deve averci ripensato, dato che ha deciso di lasciare la Sicilia per trovare rifugio in un appartamento di Quarto Oggiaro: a finire nel mirino degli investigatori sono stati anche alcuni post pubblicati sui social negli ultimi giorni, in particolare uno in cui aveva scritto: «Sono abituato agli spazi stretti, alle case piccole, alle celle, alla scena italiana. Quando tornerò là mi porterò il vostro affetto. Da dentro vi darò nuova musica. Uscirò e mi vedrete più forte di prima».
@therealnikopandetta
Per chi fosse poco avvezzo al personaggio, ecco un piccolo riepilogo: classe 1991, cresciuto nel quartiere catanese di Cibali, ha iniziato la sua carriera nella musica come cantante neomelodico, per poi passare alla trap.
Pandetta non ha mai nascosto i propri trascorsi criminali, né i legami con la propria famiglia. Ad esempio, nella canzone Dedicata a te “Ufficiale 2016”, canta: «Zio Turi io ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per me, sei stato tu la scuola di vita che mi ha insegnato a vivere con onore, per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis».
Inoltre, in un’intervista concessa alla trasmissione Realiti, su Rai2, paragonò la morte dei giudici Falcone e Borsellino a un «prezzo» da pagare per la loro scelta.