1. “L’ultima festa” di Cosmo
C’è un Cosmo di giorno e un Cosmo di notte. Quello di giorno si chiama Marco Jacopo Bianchi, padre e insegnante. Quello di notte, invece, è un agitatore festaiolo, un party harder che fa l’alba e poi torna a casa ad abbracciare i suoi bambini. Queste due anime si fondono in L’ultima festa, il secondo disco da solista del producer di Ivrea. E questo sali e scendi di emozioni si riflette nell’album: si balla (nella title track soprattutto) e si pensa (Regata 70 e Un lunedì di festa, non a caso a chiusura del disco). In mezzo ci sono casse pulsanti, elettronica da ballare e confessioni a cuore aperto e spallucce alzate (“Non voglio scappare / in realtà qui non è niente male”). L’ultima festa è ripieno di malinconia da fine serata, quando l’alba sta salendo, e i locali stanno chiudendo. Eppure ci sentiamo da Dio.
2. “Santeria” di Marracash & Guè
Non era scontato che funzionasse. Due super big del rap e la sfida di un album di coppia, uniti da uno spirito di fratellanza e dal fatto di essere simboli di un mondo che piano piano sta cambiando. Marracash e Gué Pequeno, invece, hanno sfornato una vera collezione di hit. C’è un pezzo “solare” come Insta Lova e c’è Cosa mia, quello che Gué definisce «un manifesto artistico vero e proprio». Il disco si regge su alcuni capisaldi, alcuni punti di contatto delle due carriere. Con delle eccezioni: Scooteroni e Salvador Dalì, per citarne due, sono la prova che la ditta Marra&Gué è capace di dire la sua anche quando gioca la stessa partita della nuova generazione. Santeria è l’ultimo baluardo del rap di una volta. E allo stesso tempo è la prova che a sperimentare, spesso, si fa bene. Anzi, benissimo.
3. “Il mestiere della vita” di Tiziano Ferro
È un disco spontaneo, sincero e coraggioso. Che si è creato da solo e che Tiziano Ferro ha lasciato andare. Ammicca alla musica black e all’elettronica, ma non dimentica le ballad. Tiziano si conferma tra i big italiani meno scontati.
4. “Completamente Sold Out” di Thegiornalisti
Tommaso Paradiso è uno dei migliori autori della musica italiana. Lo aveva dimostrato scrivendo hit per lui e per gli altri (Luca lo stesso per Carboni), ma mai come questa volta è risultato efficace.
5. “Aurora” di I Cani
Una svolta inaspettata, ai limiti dell’electro, ma che coglie nel segno. Il progetto di Contessa esce definitivamente dal mondo di Roma e diventa uno dei nomi più groovy dell’indie italiano.
6. “La fine dei vent’anni” di Motta
Motta arriva ai trent’anni con il suo primo disco solista: introspettivo ed emozionante, ma soprattutto genuino.
7. “Hellvisback” di Salmo
Se ne frega della radio e delle etichette (ma è ossessionato dai social), e intanto sforna quello che è finora il suo disco più maturo. Nettamente.
8. “The Blue Hour” di Federico Albanese
Romantico e melodrammatico, il pianista italiano, ormai di casa a Berlino, racconta una quantità infinita di emozioni. Toccando tutti i tasti giusti.
9. “Una somma di piccole cose” di Niccolò Fabi
Incisa in silenzio, è l’opera più intima del cantautore romano, un percorso inedito all’interno del folk italiano.
10. “Lesbianitj” di Pop X
Indefinibile per natura, il collettivo Pop X ha sfornato un album di debutto che è già quello della maturità.
11. “Nonostante tutto” di Gemitaiz
Concentrato, essenziale e amatissimo, Gemitaiz è a fuoco e preciso come non mai. Senza innovare nè stravolgere nulla, ma restando decisamente se stesso.
12. “Acrobati” di Daniele Silvestri
Meno militante del solito, Silvestri ha inciso un disco personale, sfruttando una delle sue qualità principali: avere sempre qualcosa da raccontare.
13. “Folfiri o Folfox” di Afterhours
Agnelli e compagni mettono insieme un lavoro tormentato e oscuro, incentrato sulla libertà. Tra testi poetici e schitarrate epiche.
14. “Isolation Culture” di His Clancyness
Arrangiamenti che non si sentivano da tempo e una scrittura complessa: il nuovo lavoro della band di Jonathan Clancy è una prova di puro talento.
15. “Endless” di Soviet Soviet
Il secondo disco del collettivo di Pesaro aggiunge una ventata di sentimenti e calore al post punk a cui ci hanno abituati. Facendo benissimo.
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