«Abbiamo vinto tutti». Così Valentina Tomirotti, giornalista e attivista, esulta per la vittoria nella battaglia legale intrapresa nei confronti della Arena di Verona, della Fondazione Arena e di Vivo Concerti per condotta discriminatoria.
I fatti risalgono al 29 settembre 2019. Tomirotti – affetta da displasia diastrofica e costretta a muoversi in sedia a rotelle – va al concerto di Coez all’Arena, ma quando le persone si alzano in piedi non vede nulla. «Ero in platea insieme a un accompagnatore, senza protezioni», ha spiegato al Corriere della Sera. «All’Arena i posti per disabili sono all’inizio e alla fine di ogni fila di sedie in platea. Appena è iniziata la musica, la gente si è alzata in piedi. Ho protestato con gli addetti alla sicurezza perché era pericoloso per una persona in carrozzella, oltre al fatto che non vedevo nulla. Era un concerto di musica indie e ovviamente le persone ballavano. Sono rimasta fino alla fine ma il concerto non l’ho proprio visto».
Tomirotti ha fatto causa all’Arena, a Fondazione Arena e a Vivo Concerti, ma l’ha persa nel 2020. «In primo grado il giudice ha affermato che c’erano i maxischermi e ha sostenuto che, ai concerti, non è obbligatorio vedere perché la musica si ascolta. Sono stata condannata a pagare le spese processuali» pari a 5000 euro. In quell’occasione aveva detto a TPI che «nessuno ha detto che l’Arena di Verona sia il male e nessuno ha detto che l’Arena di Verona non sia accessibile. Ma i concerti all’Arena di Verona per le persone con disabilità non sono fruibili».
Tomirotti ha fatto ricorso presso la Corte di Appello di Brescia avvalendosi della assistenza legale dell’Associazione Luca Coscioni. Nel frattempo c’è stata una seconda causa intentata dall’atleta paralimpica Sofia Righetti che ha avuto lo stesso problema al concerto degli Evanescence che si è tenuto all’Arena il 2 settembre 2019. A marzo 2023, un tribunale civile ha stabilito un risarcimento di 3500 euro da parte di Fondazione Arena, Arena di Verona e Vivo Concerti (che organizzava lo show), oltre a ordinare di «rimuovere gli effetti della accertata discriminazione» entro il 31 dicembre, ovvero di allestire due pedane rialzate dalle quali i disabili possono vedere e non solo sentire i concerti.
Anche grazie a questo precedente, dice Tomirotti al Corriere, il suo ricorso ha portato a un accordo. «Dopo oltre tre anni dal concerto incubo di Coez all’Arena di Verona», scrive Tomirotti, «si chiude un brutto capitolo: finalmente il procedimento civile, intrapreso contro Fondazione Arena e Vivo Concerti per condotta discriminatoria, si è concluso con una transazione nella quale vengono riconosciute le ragioni poste alla base della mia azione legale che, grazie al supporto dell’Associazione Luca Coscioni, non sarebbe stata possibile».
In occasione della prima condanna per condotta discriminatoria, l’avvocato Alessandro Gerardi dell’Associazione Luca Coscioni, che si è occupato di entrambi i casi, aveva detto che «siamo consapevoli che il problema della fruibilità dei concerti per le persone con disabilità non è circoscritto solo all’Arena di Verona ma è esteso su tutto il territorio nazionale e riguarda palazzetti, stadi e tanti altri posti all’interno dei quali le postazioni dedicate alle persone con disabilità sono ubicate in fondo alla platea, lontane o comunque ai margini dal palco, in luoghi che rendono complicata e non ottimale la visione del concerto. Per questi motivi la decisione adottata dal Giudice Massimo Vaccari rappresenta un precedente importante per le future iniziative legali che la nostra Associazione promuoverà sul tema».