Sebbene un po’ tutte le crew in gara al Red Bull Culture Clash ci abbiano a che fare per vie più o meno traverse, l’hip hop è un’esclusiva dei Daytona. Abbastanza scontato, se nella stessa crew ci metti Clementino, Crookers, Giad, Noyz Narcos, Rkomi e The Night Skinny.
Saranno loro a portarsi a casa il malloppo? Luca aka The Night Skinny dice di sì ma, se siete curiosi come il sottoscritto, sicuramente vorrete vederlo con i vostri occhi il 10 giugno in Piazzale Donne Partigiane a Milano.
PS: per farci un’idea di che aria tirerà al Clash, qua e là nell’intervista trovate i cinque pezzi del momento di Skinny.
PPS: i fidget spinner lasciateli a casa.
È il tuo primo Culture Clash?
È la mia prima volta da performer ma non da spettatore. Tra le due cose fidati che c’è una bella differenza. Nel momento in cui abbiamo accettato di partecipare, sapevamo a cosa stavamo andando in contro. Giorno dopo giorno cambiano le dinamiche, le strategie. Eravamo partiti bene cercando di assoldare artisti anche dall’estero, ma poi è saltato tutto. Siamo fiduciosi però. Sulla carta abbiamo un ottimo team che sto cercando di far calare nella parte. Ormai siamo entrati nella modalità Clash.
Non dev’essere facile, nel senso che ognuno ha comunque i propri impegni.
Esatto. Conta che io sto lavorando al mio disco, a quello di Noyz Narcos e quello di Rkomi. Ho diverse responsabilità ma ora non si scherza più.
Ho sentito che molti produttori hanno rinunciato a partecipare per paura delle parole delle altre crew sul palco.
In verità la nostra crew è subentrata nella corsa praticamente per ultima. Siamo stati gli ultimi a essere annessi. Al posto nostro c’era un team di gente molto più giovane che probabilmente non è riuscita a focalizzarsi bene sull’evento. La responsabilità c’è e si sente perché nessuno vuole fare brutta figura davanti a tutte quelle persone. Il giudizio popolare è uno: puoi anche portare sul palco l’Arca di Noè ma se non piaci al pubblico non c’è un cazzo da fare. Non te lo nascondo, c’è molta tensione. Di buono c’è che ho gente che sta sui palchi da 15 anni.
Eh, sì. Mastini da sguinzagliare ne hai.
Il mastino però deve anche sapere dove andare a mordere. Ogni giorno mi siedo al tavolo con il mio vice, Giad, e buttiamo giù strategie. Meno male che mi dà una mano lui, sennò non avrei mai accettato. Poi può darsi che sul palco improvviseremo tutto, e tanti saluti alle strategie. Vale tutto. Stare in una squadra non è facile, è un lavoraccio. Quando abbiamo dato il nome Daytona alla crew però sapevamo che saremmo stati più forti se uniti, come ai pit stop delle gare di macchine. La competizione è nell’aria. Abbiamo capito tutti che, anche se il sound di Macro Marco è il reggae, alla fine farà in modo di andare a parare su un terreno comune a molte crew: l’hip hop. È come una partita di scacchi. Mi becchi in un pomeriggio che ho appena mandato a casa Rkomi dicendogli che devo pensare. Devo essere sul pezzo.
Quindi la squadra che temi di più è quella con Ensi?
Ensi è mio fratello, abbiamo da due anni una chat su Whatsapp io, lui e Noyz. Ci mandiamo video, foto, stronzate: siamo molto connessi. Una delle migliori qualità di quel ragazzo è tenere in mano un microfono. È uno degli artisti più capaci in circolazione. Temo anche HellMusik, la crew di Salmo, perché non ho ancora inquadrato bene la loro direzione. Tu l’hai inquadrata?
Beh, da quanto ne so io saranno più incentrati sul drum and bass.
Eh, appunto. Una roba che io non ho mai masticato. E poi ci sono anche questi Milano Palm Beat da non sottovalutare. Hanno un sound “simpatico” e da quanto ne so singolarmente piacciono molto alle persone, al pubblico. Mai dire mai. Poi tieni a mente un’altra cosa: ognuno di noi aveva un budget iniziale a disposizione. Io il mio l’ho finito in quattro giorni. Magari Milano Palm Beat non ha ancora speso un euro e arriveranno al Clash con uno spettacolo strabiliante. Oh, qua bisogna far divertire le persone!
Cosa ci puoi dire sui brani inediti che userai nell’ultimo round?
Non posso dirti nulla. È un round a cui tengo molto. A mani basse ti dico solo che c’è umiltà.
Quale potrebbe essere un vostro punto debole?
Il karma, forse. Capisci che si tira una monetina e chi parte per primo è quello in svantaggio? Che poi magari chi parte prima magari ti ruba il pezzo con cui volevi iniziare tu. È una roulette russa ma ci divertiremo un botto. Lo so già.
Se potessi portarti sul palco un artista estero, chi vorresti?
Pusha T. Vorrei soltanto lui, incazzatissimo. Se vuoi faccio un cartonato di lui e lo metto di fianco a noi sul palco.